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Parisi frena: «Accertiamo prima i fatti»

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Il governo non vuole cambiare i vertici dei servizi. Pdci e Verdi attaccano

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Il ministro della Difesa, Arturo Parisi, frena tutti. Soprattutto tutti coloro che vorrebbero mettere mano ai vertici del Sismi. Intervistato dal Tg5, Parisi fa capire che prima si attenderanno evvetuali sviluppi dell'inchiesta della magistratura. Sviluppi per i quali non si prevede un coinvolgimento del direttore del servizio segreto militare, Niccolò Pollari. «Il rilievo dei fatti che sono oggetto dell'indagine della magistratura - ha detto Parisi - chiede al governo la massima vigilanza, la massima collaborazione, il massimo rispetto per l'azione della magistratura. Allo stesso tempo - ha proseguito - questa vigilanza, questa collaborazione e questo rispetto non sono incompatibili con la fiducia che il Governo ha rinnovato e che rinnova verso le strutture preposte alla sicurezza dello Stato». «Questo non contrasta neppure - ha concluso il ministro - con la riflessione complessiva sulla organizzazione dei servizi di sicurezza». Insomma, l'esecutivo non vuole forzare la mano. preferisce prima accertare tutti i fatti. E per questo sta svolgendo una sorta di inchiesta sul Sismi. Una specie di intelligence sull'intelligence che tuttavia si preannuncia alquanto complicata. L'obiettivo è conoscere come esattamente si sono svolti i fatti relativi al rapimento di Abu Omar e se siano state commessi errori, leggerezze o, peggio, reati. A fare pressing sul governo è la sinistra radicale. Ieri anche i Verdi hanno fatto sentire la loro voce: «Mai come oggi è necessaria una operazione-verità sui servizi italiani. Ciò che è accaduto pone seri problemi di tenuta democratica del Sismi, organismo su cui è necessario riportare chiarezza. Appare poco credibile che i servizi italiani potessero aver organizzato un rapimento, depistaggi ed intercettazioni telefoniche, all'insaputa dell'autorità politica che governava in quel momento», ha spiegato il capogruppo alla Camera del partito di Pecoraro Scanio, Angelo Bonelli. Che ha insistito: «Occorre istituire immediatamente la Commissione Copaco per avviare, da parte del Parlamento, un'indagine su questa scandalosa vicenda che ha portato la Cia, con il supporto dei nostri servizi, a violare i diritti umani, il diritto internazionale e la sovranità nazionale italiana. Riteniamo, infine, poco opportuno - ha sottolineato Bonelli - che la presidenza della Commissione, pur condividendo che debba andare all'opposizione, sia guidata da una forza politica che ha avuto la guida del ministero della Difesa e dell'Interno nella precedente legislatura». In altre parole è uno stop a Claudio Scajola, il candidato della Cdl alla guida del Copaco. Scajola è di Forza Italia, ed è stato alla guida del dicastero degli Interni e poi delle Attività Produttive. Al viminale poi ci andò Beppe Pisanu, mentre nella scorsa legislatura alla Difesa è rimasto per tutti i cinque anni Antonio Martitno, anche lui del partito dell'ex premier. Dunque, pare di capire che bonelli non gradirebbe nessuno di Forza Italia, mentre preferorebbe vedere alla guida della commissione di Palazzo San Macuto, che per prassi spetta all'opposizione, un esponente di An o dell'Udc. Si spingono oltre i Comunisti Italiani. Per Marco Rizzo «la vicenda della sovranità nazionale è tra le più rilevanti istituzionalmente e da quanto emergerebbe, è stata probabilmente messa più volte in gioco». Di qui la richiesta del partito di Diliberto: «Serve pertanto una commissione parlamentare d'inchiesta che nei modi e nelle sedi preposte, lontano da spettacolarizzazioni e indiscrezioni, sappia fare luce e chiarezza sulle eventuali ombre, per stabilire la verità dei fatti». Dall'opposizione si fa sentire solo Marco Zacchera (An): «In questi anni se il nostro paese è rimasto fuori da gravi attentati è stato anche perché c'è stata una evidente, valida e giusta politica di intelligence, di prevenzione e di controllo che ha saputo preservare l'Italia. Non sempre nelle operazioni antiterroristiche si possono osservare tutti i crismi della legalità e i tempi imposti dalle leggi per tutelare i comu

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