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Dpef, la maggioranza rischia la crisi

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Nonostante il ministro dell'Economia Padoa Schioppa e il premier Prodi anche ieri abbiano ripetuto che «i sacrifici devono partire dall'alto, da chi si è arricchito in questi anni, da chi ha evaso le imposte» e che «con il Dpef gli obiettivi sono ambiziosi», Rifondazione e i Comunisti continuano a essere arroccati sulla loro diffidenza. «È l'unico modo che hanno per continuare a esistere» spiega un acuto osservatore dei Ds che dice di non essersi affatto stupito per l'altolà del ministro Ferrero che si è astenuto sul Dpef e lo considera quasi «fisiologico». A riprova di questo c'è il lungo applauso con cui Ferero è stato accolto al teatro Brancaccio di Roma da alcune associazioni e movimenti lì riuniti con tanto di cartello «Stop precarietà ora». E la dice lunga anche il titolo a tutta pagina del quotidiano comunista Il Manifesto «Italia schioppa» che boccia senza mezi termini il Documento di programmazione economico. E ieri da Rifondazione ai Comunisti è stato un rincorrersi a sparare contro il Dpef in un gioco al rialzo. Sembra quasi che dopo il dissenso dei Comunisti sul rifinanziamento della missione in Afghanistan si sia innescata con i «cugini» di Rifondazione una corsa a scavalcarsi a sinistra per diventare l punto di riferimento dei movimenti e dele frange estreme della sinistra che con l'Unione vivono un rapporto di insofferenza. E sei venerdì era il Prc a minacciare lo strappo, ieri i toni più forti li ha usati il segretario del Pdci Oliviero Diliberto, che parla di governo «suicida» se cerca lo scontro con i sindacati. Mentre l'Udeur accusa gli alleati di sinistra di «minare» la coalizione. Intanto Ferrero precisa che non c'è ancora lo strappo: «La scelta di non votare non è stata l'inizio di una fine, ma l'inizio di una discussione all'interno del governo». Nessun bis del '98, promette il segretario Franco Giordano, che però invita il governo a scegliere di «stare con i lavoratori e non con i poteri forti. E che il «caso Ferrero» rientrerà ne è convinta il ministro della Salute Livia Turco. D'altronde, dice l'esponente Ds, è «un Dpef di equità, non di tagli». Se però il Prc raffredda i toni dello scontro, ci pensa Diliberto a gettare benzina sul fuoco accusando il governo di «essere suicida». No allo scontro con i sindacati, soprattutto in vista del «serio pericolo di avere, in autunno, un rovinoso sciopero generale contro la manovra economica», avverte il segretario del Pdci. Eppure, dice il ministro dell'Ambiente Pecoraro Scanio: «Le divisioni danneggiano la coalizione». E allora, per evitare di perdere la rotta, il presidente dei Verdi suggerisce «una cabina di regia per condividere le scelte». Divisioni, distinguo che non piacciano proprio all'Udeur, perchè così «si mina la coalizione». Il partito di Mastella, che pure vorrebbe abolire il «contenitore» del Dpef, invoca quindi «una rapida inversione di marcia». L.D.P.

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