Fiducia a Pollari

Al termine del quale trapelano pochissime informazioni. E anche questo è segno che il governo, nella vicenda Sismi, sta procedendo con i piedi di piombo. Con grande cautela e con estrema prudenza. Anche perché l'esecutivo è diviso, come diviso sarebbe stato anche il governo di centrodestra. Perché sui Servizi, su una materia così delicata, saltano gli schemi di coalizione e persino quelli di partito. Per esempio, nei Ds, Marco Minniti, uno dei pochi che quando parla di Servizi sa che cosa dice, non pensa a sostituire il capo del servizio segreto militare, Niccolò Pollari. Piuttosto vorrebbe una riforma ampia e organica dell'intero sistema: lo va ripetendo da almeno quattro anni. E sulla stessa lunghezza d'onda c'è anche Enzo Bianco, che ha appena lasciato la presidenza del Copaco, il comitato di controllo proprio sui Servizi. Massimo D'Alema, seppur in modo più defilato, potrebbe essere d'accordo. Ma non sembra, anche lui, tanto propenso a dare cambi improvvisi al vertice del Sismi, anche perché Pollari oggettivamente rappresenta una garanzia per gli Usa a cui gli italiani hanno già dato qualche dispiacere di recente. C'è poi l'ala prodiana, la più prudente in assoluto. A cominciare dallo stesso Romano Prodi, secondo il quale meno ci si mette le mani in questa vicenda e meglio è. Forse anche per questo, il premier vuole prima capire che cosa è successo nella vicenda Abu Omar e poi segue e attende con attenzione gli eventuali sviluppi della magistratura. E poi ci sono i rapporti personali, che dilaniano persino partiti e correnti. Come nel caso di Rifondazione, dove il senatore Malabarba difende Pollari, perché comunque - grazie al sacrificio di Nicola Calipari - riuscì a salvare Giuliana Sgrena. Ma il partito della falce e martello, per esempio, non vorrebbe difendere il capo del Sismi e opterebbe di più per un repulisti. Con questi schiarimenti, i responsabili dell'esecutivo si sono chiusi a Palazzo Chigi per approntare una strategia unica: il governo infatti dovrebbe riferire in Parlamento martedì prossimo. Attorno a un tavolo c'erano Prodi con i ministri della Difesa Arturo Parisi e dell'Interno Giuliano Amato. E con il sottosegretario alla presidenza Enrico Micheli, che ha appunto la delega ai Servizi. Ai quali si è aggiunto poi D'Alema. La linea che il governo sembra aver adottato è quella comunque di non rimanere inermi e mandare un segnale all'esterno. Per questo potrebbe essere chiesto allo stesso Pollari di procedere ad un'operazione di ricambio interno, un ricambio per dare un'immagine diversa. Il direttore, tuttavia, non sarebbe in pericolo. La sua poltrona non scricchiola. Almeno per ora. Si vedrà più avanti anche perché dopo l'estate il direttore del Sisde Mario Mori andrà in pensione e potrebbe essere quella la circostanza per avviare un più ampio giro di poltrone. Negli ambienti della maggioranza si fa notare che Pollari è al vertice di Forte Braschi da oltre quattro anni. Non è poco. Potrebbe diventare nulla se la magistratura accertasse un suo coinvolgimento diretto nel caso Abu Omar, per ora solo ipotizzato. Coinvolgimento sinora sempre negato da Pollari nelle varie audizioni davanti al Copaco. E coinvolgimento che il direttore del Sismi potrebbe aver di nuovo negato nel corso del faccia a faccia avuto ieri mattina con Micheli. Insomma, il governo si muove camminando su un filo. E allo stesso tempo semra voler aprire un canale di comunicazione nel tentativo di varare una riforma complessiva. D'altro canto, nella scorsa legislatura, il governo guidato da Berlusconi ha sempre tenuto informata l'opposizione sulle grandi questioni relative ai Servizi. E questo è anche uno dei motivi per i quali risulta oggi difficile alla nuova maggioranza fare cambiamenti improvvisi. Minniti è chiaro: «Ha ragione Amato - afferma il viceministro all'Interno - la riforma dei Servizi è uno dei punti fondamentali del governo. Nella passata legislatura si è perso colpevolmente tempo e gli italiani non capirebbero se se ne perdesse altro». L'idea è quella di un super