di MARZIO LAGHI MILANO — Silvio Berlusconi sarà di nuovo processato davanti ai giudici della prima sezione ...
Le accuse, a vario titolo, sono di falso in bilancio e frode fiscale per i fatti che riguardano gli anni 1998 e 1999, appropriazione indebita per i soli fatti del 1999, e di riciclaggio, limitatamente ad alcuni imputati. Lo ha deciso il gup Fabio Paparella che, insieme al leader di Forza Italia, ha rinviato a giudizio, tra gli altri, anche il presidente di Mediaset, Fedele Confalonieri, l'avvocato inglese David Mills, l'uomo d'affari egiziano Farouk Agrama, il banchiere italo svizzero Paolo Del Bue, e altre sei persone. Tutti sono accusati a vario titolo di appropriazione indebita, frode fiscale, falso in bilancio e solo alcuni di riciclaggio. Nel disporre il processo, che si aprirà il prossimo 21 novembre, il giudice ha prosciolto, invece, o per prescrizione o per non aver commesso il fatto Candia Camaggi, ex responsabile di Fininvest Service di Lugano, e Giorgio Vanoni, già funzionario Fininvest, e ha modificato il capo di imputazione originario. Per quanto riguarda l'accusa di appropriazione indebita, che ora ricalcolata sarebbe di oltre 26 milioni di dollari, il gup ha dichiarato la prescrizione per i fatti antecedenti al 7 gennaio 1999 in base alla legge ex Cirielli. Quanto alla frode fiscale rimangono in piedi le accuse che riguardano i fatti relativi agli anni '98 e '99 mentre per gli altri anni è scattata la prescrizione o l'estinzione per il condono. Per il falso in bilancio sempre per la ex Cirielli ha dichiarato prescritti i reati fino al 1997 e ha mandato a giudizio gli imputati per gli anni '98 e '99. L'accusa di riciclaggio rimane in piedi come formulata dai pm e riguarda solo Del Bue e altre tre persone. La replica da parte dell'azienda di Cologno Monzese non si è fatta attendere. Mediaset ha precisato che «i reati oggetto del provvedimento non sussistono». «I bilanci della società - prosegue il comunicato - sono sempre stati redatti nella più rigorosa osservanza dei criteri di trasparenza e delle norme di legge. Mai nessun danno è stato recato agli azionisti». E che l'azienda fosse vantaggiosa per gli azionisti è indicato da come sono stati remunerati in questi anni gli investimenti. «Mediaset ha distribuito, dalla quotazione ad oggi, 2,7 miliardi di euro in dividendi e il titolo ha triplicato il suo valore» precisano con soddisfazione da Cologno Monzese. «La fase processuale che sta per aprirsi non potrà che portare all'accertamento di una verità già ben radicata nella comunità finanziaria internazionale: Mediaset è un'azienda di successo e i comportamenti dei suoi amministratori e dirigenti sono da sempre ispirati alla massima correttezza». Ieri a piazza affari il titolo mediaset ha chiuso in calo dell'1,67% a quota 8,89 euro. Una precisazione è venuta anche dalla Banca Arner. «I fatti oggetto dell'indagine si riferiscono al periodo 1992/94, in gran parte precedente alla costituzione di banca Arner sa». L'inchiesta su presunte irregolarità per l'acquisto di diritti radiotelevisivi da parte di Mediaset, vede coinvolto a titolo personale Paolo del Bue. Del Bue era, all'epoca dei fatti, direttore di Arner fiduciaria, società con sede a Lugano (poi confluita in Arner consulting). «Banca Arner sa -precisa ancora la banca- non è coinvolta nell'indagine e l'ingegner Del Bue attualmente non ricopre alcun posizione nell'ambito del management della banca pur rimanendo uno dei maggiori azionisti di banca Arner sa». Gianfranco Rotondi, segretario della Democrazia Cristiana, afferma sdegnato: «È una sentenza ad orologeria, ha vinto la sinistra, più manette per tutti: in due mesi di governo delle sinistre la magistratura politicizzata ha attaccato il capo dell'opposizione, il maggiore partito della destra e persino l'ex re. Chiunque si opponga alla sinistra viene trascinato in tribunale. Dove sono finiti i garantisti dell'Unione? Mastella, Marini, Pannella, battete un colpo».