L'Udc non cede alle lusinghe del Cavaliere
Casini e Cesa a pranzo da Berlusconi ribadiscono la loro contrarietà alla prospettiva del partito unico
Sul futuro assetto della Cdl, infatti, le idee non coincidono e, come dirà l'altro ospite del Cavaliere, Lorenzo Cesa, se «il dialogo è stato sereno», sul futuro «le visioni restano diverse». E se dall'Udc arriva uno «stop» al partito unico, l'ex premier è apparso per nulla rassegnato, pur prendendo atto del rallentamento del suo progetto. Ma Berlusconi ha in particolare tenuto a far comprendere ai suoi interlocutori che, se si vuole veramente rinviare tutto, e se gli alleati intendono dedicarsi al rafforzamento dei loro partiti, certo Forza Italia non resterà in attesa, esponendosi al logoramento, ma prenderà anche lei la massima libertà di azione. Dopo Gianfranco Fini, ieri è toccato a Casini e Cesa dire a Berlusconi come la pensano sulle prospettive della coalizione e sul progetto caldeggiato dall'ex premier di riunirla nel partito unico. Un progetto che all'Udc appare troppo angusto per i partiti che lo compongono, oltre che viziato da leaderismo, e inoltre ai loro occhi prefigurerebbe una sorta di «annessione» degli alleati di Forza Italia che non sarebbe compresa dagli elettori centristi. Quanto alla leadership, ha poi raccontato Cesa, i due esponenti dell'Udc hanno sostenuto con Berlusconi che è inutile porsi il problema, almeno a breve termine, perché «convinti che il centrosinistra, attaccato alla sedia, durerà tutta la legislatura». Ai loro interlocutori, i due dirigenti dell'Udc sono apparsi particolarmente attenti a quel che accade nell'Unione, come se puntassero a degli sviluppi che potrebbe in qualche modo vederli protagonisti. L'Udc, in ogni caso, ora è concentrato sulla propria prospettiva, perché «tutto va in questa direzione», non foss'altro che per la legge elettorale proporzionale. Anche Casini, come del resto Fini, ora pensa al suo partito, presupposto necessario per rilanciare qualsiasi progetto unitario. I tempi quindi sembrano dilatarsi ed il progetto del partito dei moderati congelato, anche perché Casini nel frattempo sembra interessato a vedere come si svilupperà il dibattito speculare in corso per la costruzione del partito democratico. «È cominciata una nuova stagione - dichiarerà il leader dell'Udc a sera - alla quale l'opposizione deve presentarsi con la sua propositività e soprattutto dedicando in questa fase molto tempo alla meditazione ed al pensiero». Il leader dell'Udc punta sul congresso di primavera per fare del partito la forza dei moderati, alternativo alla sinistra, «in grado di convincere quelli che non abbiamo convinto». E se le idee sono diverse rispetto agli alleati, «non ci si deve scandalizzare». Se il pranzo può aver disteso i rapporti personali, certo non ha portato risultati politici tangibili. Cesa e Casini hanno trovato infatti un Berlusconi che ha smesso di lenirsi le ferite della sconfitta elettorale e determinato ad andare avanti nel suo progetto. «Sarebbe un'occasione persa» non andare avanti, avrebbe obiettato l'ex premier, ed un errore puntare sul suo logoramento. Se ognuno decide per sè, allora lo stesso farà Forza Italia, che non starà certo con «le mani in mano». Quanto al coordinamento tra gruppi, si può fare, ma si rivelerà presto un palliativo se manca una coesione di linea politica. E mentre l'Udc sembra credere di riuscire a convincere tutta la Cdl a votare per il rifinanziamento della missione in Afghanistan, da Forza Italia si garantisce solo il sì alla mozione unitaria della Cdl. Quanto al provvedimento di legge si vedrà.