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IL presidente della Repubblica firma i decreti Bersani, che dovrebbero essere pubblicati oggi sulla Gazzetta ...

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In serata arriva la disponibilità del ministro per lo Sviluppo economico ad aprire un confronto con le organizzazioni dei tassisti che però rifiutano di interrompere i blocchi e alzano il tiro minacciando una marcia su Roma. Il clima è dunque sempre teso, mentre la commissione di garanzia per gli scioperi dei pubblici servizi minaccia precettazioni. Il governo e la maggioranza si attestano su una linea di fermezza, ma senza alzare il livello della polemica: le linee di indirizzo dei provvedimenti non cambiano, le proteste sono legittime ma non possono ledere diritti dei cittadini. Il centrodestra, da parte sua, non si schiera in massa a difesa della categoria, sembra anzi titubante, divisa fra il sostegno politico contro le iniziative del governo e la difficoltà a respingere provvedimenti di liberalizzazione. Le accuse, dunque, si concentrano sul metodo adottato dal governo, non concertativo, piuttosto che sul merito. «Se la richiesta è quella di ritirare il decreto, non credo che su questa base sia possibile un accordo», dice a chiare lettere il ministro dell'Interno Giuliano Amato che si augura che «le manifestazioni di protesta sia sempre compatibili con i diritti dei cittadini perchè altrimenti si potrebbero creare dei delicati problemi». «Il servizio dei taxi non funziona e migliorarlo è interesse innanzitutto dei tassisti, non andiamo contro una categoria», dice il ministro per i Beni culturali Francesco Rutelli che aggiunge, «le barricate non migliorano il servizio». Il presidente della Camera Fausto Bertinotti tiene basso il profilo. «Il conflitto è una fisiologia della società. Non capisco dove sia lo scandalo», taglia corto aggiungendo: «L'importante è che ognuno faccia valere democraticamente le sue ragioni se, poi si trova una vena, come io penso, di modernizzazione democratica vorrà dire che sarà capace di guadagnarsi il consenso». L'atteggiamento prudente dell'opposizione non piace ai tassisti, che chiamano in causa direttamente Gianfranco Fini. Il presidente di Alleanza Nazionale taccia il governo di «arroganza» e lo considera responsabile dei disagi vissuti dai cittadini. «I tassisti - rileva Fini - bisognava ascoltarli: era ampiamente prevedibile che reagissero così». E annuncia emendamenti al decreto quando arriverà in Parlamento per la conversione. Ma non nega che nel provvedimento ci siano misure «non negative». Una dichiarazione che scontenta la categoria considerata, almeno a Roma, vicina ad An. L'Unione radiotaxi dichiara con decisione «in risposta alle dichiarazioni del presidente di An» che «i tassisti di tutta Italia si aspettano una chiara e netta presa di posizione a favore della categoria con un segnale di forte solidarietà». In An, comunque, si esprimono anche posizioni più secche. «Non si può da un giorno all'altro, sconvolgere la vita di migliaia di famiglie che avevano impostato la loro esistenza su un valore che, ora, viene dissolto e che è costato anni di sacrifici - dice Teodoro Buontempo - Che fine ha fatto la tanto sbandierata concertazione?». Carlo Giovanardi (Udc) entra un po' di più nel merito della difesa della categoria. «Siamo contrari se si vuol mettere in atto un processo di proletarizzazione e di lavoro precario per i lavoratori autonomi», afferma definendo «comprensibile» la presa di posizione dei tassisti. Per Antonio Tajani (Fi) le liberalizzazioni sono «un pasticcio, destinato soltanto a penalizzare alcune categorie».

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