Fausto frena la voglia di dialogo della Cdl
Benissimo le convergenze. Ma su che cosa? Perché, scherza l'ex-ministro Roberto Calderoli, la Cdl vuole «prima vedere il tappeto e poi dare il cammello...». Il centrodestra pungola l'Unione sul tema delle riforme costituzionali. Si dice disponibile a discutere, ma mette in dubbio che la maggioranza abbia una proposta da avanzare. I tempi, comunque, sembrano allungarsi se il presidente della Camera, Fausto Bertinotti, tra le critiche dell'opposizione (Bondi parla di «inaccettabile torsione politica» del presidente di Montecitorio), osserva che dopo la bocciatura referendaria della riforma targata Cdl «serve una pausa di riflessione». Pausa che, a giudicare dalla relazione sullo stato dell'arte tracciata ieri dal presidente della I commissione di Montecitorio Luciano Violante, potrebbe durare fino all'autunno. L'ex-presidente della Camera individua infatti diverse tappe: una «prima fase esplorativa dei temi e delle priorità, che potrebbe concludersi entro la pausa estiva», per poi iniziare «il lavoro di riforma vero e proprio» dopo l'estate. La Cdl, però, attacca questo itinerario, che giudica una «melina» messa in atto dalla maggioranza per coprire le divisioni interne. «La maggioranza esca allo scoperto - è l'invito di An con Italo Bocchino - formulando proposte concrete». Non può semplicemente limitarsi, osserva anche il capogruppo della Lega a Montecitorio Roberto Maroni, a una «disponibilità generica». «C'è una qualche disponibilità - osserva Maroni dopo l'incontro di ieri, insieme a Calderoli, con il ministro delle Riforme Vannino Chiti - a fare qualche riforma, però non si capisce quando e che tipo di riforma, e quindi se si farà». «Le iniziative di Chiti da un lato - incalza l'ex ministro Enrico La Loggia che sta seguendo la partita per Forza Italia - sono utili e apprezzabili, ma vorremmo prima capire di cosa si tratta, di che parliamo, con chi parliamo, qual è l'oggetto del contendere e dove andiamo a parare». Va giù ancora più pesante il presidente di An Gianfranco Fini che, come premessa per qualsiasi dialogo, chiede che il premier Prodi ammetta di non essere in grado di portare a casa alcuna riforma con la sua sola maggioranza. «Se il leader dell'Unione Prodi - attacca Fini - da uomo d'onore, dice in Parlamento di non essere autosufficiente sul fronte delle riforme abbiamo il dovere di discutere. Ma in assenza di questo passaggio non credo che si possa avere alcun confronto né per una grande riforma, né per modifiche minimali». E l'unico a replicare è il capogruppo dell'Ulivo alla Camera, Dario Franceschini. «Io chiedo un dialogo trasparente tra i due poli - è il suo invito - affinché si eviti la tentazione di usare lo strumento delle riforme per infilarsi nelle difficoltà dell'avversario, magari parlando con un partito solo. La nostra volontà è quella di parlare con tutta la Cdl e la stessa cosa chiediamo all'opposizione nei nostri confronti». La palla, comunque, ha tutta l'aria di essere nel campo dell'Unione. La maggioranza va avanti con le «esplorazioni» nel campo del centrodestra, con Violante alla Camera e Chiti che ha avviato una serie di «bilaterali» con i partiti della Cdl (ieri ha visto anche il presidente dei senatori di An Altero Matteoli). Almeno per il momento, comunque, si pensa a una serie di interventi «chirurgici», mirati. Sono quelli individuati nella sua relazione da Violante: completamento della riforma del titolo V, federalismo fiscale, integrazione dei regolamenti di Camera e Senato per assicurare la partecipazione alla Commissione per le questioni regionali dei rappresentanti di Regioni, province autonome ed enti locali. Temi su cui il centrodestra sembra poter convergere. L'Udc, infatti, con il suo leader Pier Ferdinando Casini ribadisce la disponibilità al dialogo. Mentre Forza Italia, per bocca del vicepresidente della Camera Giulio Tremonti, sottolinea che titolo V e federalismo sono «priorità da affrontare», ma «anche su altri punti come la legge elettorale e lo statuto dell'opposizione» la Cdl resta «disponibile al c