Nell'Unione parte la trattativa per convincere i pacifisti e evitare la fiducia
Se, infatti, a prima vista sembra che regni lo stallo pieno, in realtà qualcosa si muove. E un segnale è arrivato dall'Ulivo con il no di Marina Sereni all'ipotesi di mettere la fiducia sul provvedimento, ma anche con la disponibilità a portare «un documento parlamentare negli organismi internazionali e nella Nato per una riflessione sul futuro». Parole considerate ancora «troppo timide» dal capogruppo al Senato dei Verdi-Pdci Manuela Palermi, ma che, aggiunge, «vanno nella direzione giusta». Intanto, il decreto varato venerdì dal Consiglio dei ministri dovrebbe approdare alla commissione Difesa e essere incardinato e discusso a Montecitorio a partire dal 17 luglio. A Palazzo Madama invece il provvedimento dovrebbe arrivare intorno al 25 del mese, cinque giorni dopo l'insediamento di Heidi Giuliani al posto di Gigi Malabarba (Prc), uno degli irriducibili fra i senatori dissidenti. Lo scoglio per la maggioranza, al di là dei soccorsi che potrebbero arrivare dal centrodestra, restano infatti i senatori ribelli, ai quali però è arrivato l'altolà del ministro della Giustizia Clemente Mastella che, irritato dall'atteggiamento della sinistra pacifista, si dice pronto a portare l'Udeur verso «l'appoggio esterno». Così, c'è chi scherza in Transatlantico alla Camera, «i dissidenti sono diventati nove...». Ma, secondo i Verdi, il titolare di Via Arenula «dovrebbe stare sereno perchè - assicura Angelo Bonelli, capogruppo dei Verdi alla Camera - siamo destinati a governare tutti insieme per i prossimi anni». Nonostante infatti gli otto senatori, chi più chi meno, restino fermi sulle loro posizioni e si dicano pronti a votare no al decreto nel caso in cui non ci fosse alcun passo avanti nella direzione della cosiddetta «exit strategy», sono in molti, e loro per primi, a guardare con qualche speranza alla mozione parlamentare di appoggio al provvedimento che andrà in Aula a fine luglio. A spendere parole concilianti è anche il vicepresidente della Camera Pierluigi Castagnetti, che si dice «fiducioso che il buon senso prevalga». E che il varco per un accordo che garantisca l'autosufficienza della maggioranza al Senato possa passare per la mozione parlamentare lo ribadisce il Prc, che rivendica tra l'altro anche la paternità dell'idea. Da via del Policlinico sottolineano come il decreto sulla missione in Afghanistan rappresenti una «riduzione del danno», nella immutata richiesta, in prospettiva, di un ritiro completo delle truppe da quel teatro di guerra.