«Basta inseguire, An scelga da sola»
Maurizio Gasparri insiste su questo concetto per il rilancio del suo partito. Insistendo sulla linea del doppio binario che punta al rafforzamento di An e al contempo stesso al rafforzamento della Casa delle libertà. Onorevole, Fini però sembra aver indicato un'altra strada: niente partito unico, si lavora a un ripensamento di An. «Non è vero. Ha detto che il partito unico si allontana. Così è scritto nel comunicato finale. D'altro canto, per come si è svolto il dibattito nell'esecutivo, non credo che potessimo prendere una posizione diversa». In che senso, scusi? «Nel senso che nel dibattito interno quasi tutti ci siamo espressi a favore della formazione unitaria. Matteoli, La Russa, Urso, io e anche Storace, che sembrava il più riottoso. E lo stesso Fini non ha detto che la "soluzione partito unitario" è sbagliata. Ha spiegato che uno dei soci fondatori della Cdl, l'Udc, si era espresso contrariamente». Quindi lei continuerà a lavorare a quella ipotesi? «Guardi, la prossima scadenza elettorale sono le Europee nel 2009, se ovviamente non ci saranno le Politiche prima visto che i nostri avversari stanno facendo di tutto per farsi del male». E allora? «Allora non ricordo nemmeno che le Europee abbiano fatto cadere un governo; casomai sono state le Regionali che hanno messo in crisi l'esecutivo». Ma perché fa questo ragionamento? Dove vuole arrivare? «Voglio dire che dobbiamo lavorare con un orizzonte ampio, guardare avanti. Con l'obiettivo di rafforzare la coalizione in modo che possiamo vincere le prossime elezioni. Questo deve essere il punto fondamentale e deve essere chiaro tutti». Ma esiste ancora la Cdl? «Certo che esiste». L'Udc si prepara a votare il decreto sull'Afghanistan. Tra qualche giorno, il centrodestra potrebbe entrare in crisi? «L'Udc ha aderito alla fase costituente del partito unico. Sta perseguendo una sua linea, la strategia Merkel (dal nome del cancelliere tedesco che guida la grande coalizione, ndr)». Merkel? «La strategia per creare un centro che assorbe anche la destra. È una linea, sia chiaro, perfettamente legittima. Ma credo che l'adesione al centrodestra sia in discussione. Insomma, Casini che fa il grande salto non ce lo vedo». E An? Che cosa deve fare An in questa fase? «Ecco, il fatto che un partito della coalizione abbia scelto una linea non significa che anche noi dobbiamo seguirla». Ma che destra immagina lei per il futuro nell'ambito del centrodestra? «Dico che è giusto muoverci nell'ottica di una destra più moderna e soprattutto di respiro europeo. E allora, guardiamo quel che succede in Europa. Penso per esempio alla destra francese, dove Sarkozy, nella sua sfida all'Eliseo, sta puntando molto sulla lotta all'immigrazione al punto che anche la sua avversaria socialista, Segolene Royale, è stata costretta ad inseguirlo. Oppure penso ai conservatori inglesi di Cameron che punta molto proprio sull'identità. E anche il laburista Tony Blair, dopo gli attentati di Londra, ha deciso una serie di restrizioni persino sul diritto di cittadinanza». Dove vuole arrivare, Gasparri? «Non ho finito. Penso anche all'Olanda dove il governo rischia la crisi sulla revoca proprio del diritto di cittadinanza a una deputata di origine somala. Voglio dire, la destra in tutta Europa si pone il problema del multiculturalismo e della difesa dell'identità. Ora, non dico di arrivare allo scontro di civiltà. Ma vorrei una destra che si battesse proprio per la difesa dell'identità e con un quadro di valori definito». Niente svolta laica, dunque. Una destra dalle radici cattoliche? «Io sono un credente, ma la destra è sempre stata ghibellina e cattolica. Ma quando anche il presidente della Repubblica, che proviene da una tradizione comunista, nel suo discorso d'insediamento riconosce il ruolo pubblico della Chiesa, mi chiedo perché noi non possiamo apertamente difendere le nostre radici cattoliche». Perché forse Fini sembra aver preso una strada diversa, quella di una destra più laica? «Senta, quello dell'"obbligo dello strappo" è una cosa che francamente non