Lo scivolone del premier: «Ritoccare tutto ciò che favorisce i cittadini»
Bisogna trovare le parole giuste: le parole sono importanti!». La citazione risale all'anno del crollo del muro di Berlino. Era il lontanissimo millenovecentoottantanove e a parlare era il deputato comunista e giocatore di pallanuoto Nanni Moretti, esasperato da una pseudo-giornalista che lo sottoponeva a una raffica di domande a base di un'overdose di frasi fatte. Il rigore lessicale del caustico e irascibile regista-attore, che anni dopo diventerà protagonista dei primi girotondi, non deve aver avuto molto presa sul nostro presidente del Consiglio, che di gaffes-sintattiche è maestro. L'ultima «della serie» risale a ieri. Parlando del decreto Bersani sulle liberalizzazioni e premettendo che «il governo non si ferma», il Professore ha aggiunto: «Io credo che dobbiamo ritoccare tutto quello che favorisce i cittadini». In italiano la frase suona come un monito in negativo agli abitanti del Belpaese. «Attenti, perché tutto quello che vi procura un vantaggio, noi lo aboliremo». Oppure potrebbe essere «tradotta» nel senso di assoluta censura di qualsiasi favoritismo. Ma è chiaro che il senso è un altro. Opposto. E positivo: «Faremo tutto il possibile per favorire i cittadini». Ma va a capirlo! Il premier non è nuovo a «scivolate» del genere. E ieri, in una sola giornata, ne ha collezionata un'altra discretamente gustosa. Replicando alle critiche della Casa delle Libertà sempre sulla questione-Bersani, Romano Prodi ha detto che il provedimento sulle liberalizzazioni «è come lo specchio ustorio di Archimede, che alla fine ti bruci». La Cdl, infatti, aveva definito il decreto sulla competitività uno «specchietto per le allodole». Non ci risulta, tuttavia, che l'inventore si sia provocato ustioni usando il suo sistema di specchi. Al contrario: «Infine bruciò l'intera flotta in modo stupefacente. Rivolgendo uno specchio piatto e sottile verso il sole, ne concentrò i raggi sulla sua superficie, si bruciò l'aria attorno e si fece una gran fiammata che diresse verso le navi ancorate, distruggendole», narra lo storico bizantino Zonaras, descrivendo la battaglia ingaggiata durante l'assedio di Siracusa nel 213 a.C. e nel corso della quale Archimede, distrusse la flotta romana del generale Marcello con l'ausilio dell'energia del sole. D'altra parte Prodi in campagna elettorale di gaffes (anche se non sintattiche ma di strategia comunicativa) ne aveva fatte molte. Tanto per citarne due, quella di dare del «matto» a un radioascoltatore e quella sulla tassa di successione, che annunciò di voler ripristinare per patrimoni da 150 mila euro in sù. «Cadute» che gli sono sicuramente costate una perdita di consensi ma che non gli hanno impedito di «espugnare» Palazzo Chigi. E senza l'aiuto di Archimede.