Le cento liberalizzazioni ignorate
Mentre quelle varate sono una ventina. Insomma, la rivoluzione Bersani è certamente un bel passo in avanti sul fronte delle liberalizzazioni. «Un passo decisivo», come ha detto il presidente dell'Antitrust Antonio Catricalà. E si capisce. Basti pensare che proprio Catricalà un anno fa, nella sua relazione annuale al Parlamento, ammetteva sconsolato: «Dall'entrata in vigore della legge antitrust nell'ottobre del 1990 l'Autorità ha inviato quasi trecento segnalazioni che, pur nel rispetto di eventuali altre esigenze di carattere generale, individuavano soluzioni regolatorie meno invadenti di quelle in vigore o di quelle proposte. Molto raramente, il Parlamento, il Governo o gli Enti locali hanno dato seguito ai suggerimenti dell'Autorità, anzi nella maggior parte dei casi essi sono stati ignorati, senza neppure una risposta o un dibattito». Soltanto negli ultimi cinque anni le segnalazioni al Parlamento affinché intervenisse nei settori più disparati sono state 131, quelle recepite dalla rivoluzione Bersani sono 25 (tra l'altro in un arco di tempo di nove anni). Insomma, volendo prendere ad esame l'ultimo lustro (i mercati cambiano) sono oltre cento le riforme che languono nei cassetti in Parlamento e nei cassetti dei ministeri. E riguardano molto da vicino la vita dei cittadini. Si va dai mercati nel noleggio dei dvd e videocassette alle normative in materia di condomini, dal mercato di accesso delle rete telefoniche alla disciplina dei servizi sostitutivi di mensa aziendale, dalla formazione dei prezzi di frutta e verdura alla liberalizzione dei servizi aeroportuali. Sino alle questioni che riguardano più da vicino i Comuni, la gran parte dei quali è amministrata da giunte di cenetrosinistra. Tanto per fare un esempio. L'ultima segnalazione dell'Antitrust prende di mira la delibera della giunta comunale sul piano bus turistici nel centro di Roma. E in proposito l'autorità «ritiene che alcune previsioni contenute nella delibera possano limitare la libertà di iniziativa economica di alcuni soggetti e limitare ingiustificatamente la concorrenza nel settore del trasporto pubblico di persone». In altre parole verrebbe avvantaggiata la Trambus del Comune. Oppure è stata «evidenziata la forte ingerenza delle associazioni di categoria» nei servizi di mediazione immobiliare. Per rimanere nello stesso settore, inoltre, l'Autorità ha segnalato (su richiesta dell'Ance), per quanto riguarda l'affidamento di concessioni pubbliche, che «nella quasi totalità dei casi, la scelta dei concessionari dei lavori pubblici è stata affidata a trattativa privata, per una percentuale pari all'80%, mentre la licitazione privata ha interessato solo il restante 20%», con una violazione della legge sui Lavori Pubblici. Altro ammonimento era arrivato sui servizi catastali l'attuale disciplina «limiterebbe in maniera ingiustificata il diritto di riutilizzo dei dati pubblici, se si considera che nei successivi riutilizzi il dato finisce per perdere quella qualificazione di "pubblico" che solo l'Agenzia del Territorio gli può attribuire». Catricalà era andato ancora più pesantemente sul noleggio dei Dvd, in particolare sui film e video venduti in allegato ai giornali, per i quali viene applicata l'aliquota Iva del 4% mentre su quelli normali l'imposta è al 20%: i quotidiani hanno così un risparmio di sedici punti percentuali. Il presidente Antitrust chiedeva di allineare la soglia più bassa per tutti. Ma il consumatore tanto caro e tanto citato in questi giorni doveva essere tutelato anche a casa sua. L'autorità prendeva di mira l'albo degli amministratori di condominio: «L'elenco pubblico degli amministratori di condominio, oltre a non apparire funzionale alla tutela di interessi generali, non appare neppure una misura proporzionata rispetto all'obiettivo di sanare imperfezioni di mercato di significativo rilievo (asimmetrie informative tra consumatore e amministratore), altrimenti suscettibili di produrre risultati inefficienti». Ampio il capitolo d