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«I problemi interni a Ds e Dl non ci fermeranno»

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Gregorio Gitti: «Il progetto è vivo sul territorio e non sarà condizionato da questi stop and go»

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Gregorio Gitti non ha dubbi: gli «stop and go» di questi giorni sono solo dei «colpi di coda». Poca roba per bloccare un movimento che sta crescendo ogni giorno di più. Dopotutto lui in questo progetto ci ha sempre creduto al punto da dar vita, nel febbraio scorso, ad un'Associazione per il Partito Democratico. Domani l'Associazione si riunisce a Roma per un convegno che, già nel titolo, non lascia spazio a dubbi: «Costruiamo il Partito Democratico». Anche se Gitti, presidente dell'Associazione, non vuole sbilanciarsi eccessivamente: «Si tratta di un'occasione di riflessione. Non ci aspettiamo risultati immediati ma piuttosto l'avvio di un dibattito». Professore, i Ds rischiano la scissione, una parte della Margherita è titubante e lei rilancia il progetto del partito Democratico. Non crede che si tratti di un eccesso di ottimismo? «Il nostro convegno nasce raccogliendo quelle che io considero le tre componenti fondamentali per la costruzione del partito Democratico». Cioè? «I partiti che non sono solo Ds e Margherita, ma anche i Repubblicani Europei e l'Italia dei Valori. Gli eletti, gli amministratori locali che già da tempo, sul territorio, hanno sperimentato modelli di partecipazione più ampia. E i cittadini, i soci, gli intellettuali amici dell'Associazione». In questi giorni, però, proprio dai partiti arrivano segnali preoccupanti? «È molto difficile non far partire questo progetto. Credo si tratti di "colpi di coda" per cui nutro comunque il massimo rispetto. Sono la prova di una democrazia interna ai partiti di cui non vedo segnali nel fronte opposto». Insomma, neanche la minaccia di una scissione interna ai Ds può fermare il Partito Democratico? «Il progetto sul territorio è già vivo. Noi, ovviamente, aspettiamo i partiti, ma il processo non sarà condizionato da questi "stop and go"». Secondo lei cosa ne pensa la base di questo continuo tira e molla? «Veniamo da una campagna elettorale in cui tutti i leader dell'Ulivo hanno dichiarato che il Partito Democratico sarebbe nato subito. Capisco che occorra portare dentro questo progetto tutte le componenti di Ds e Margherita, ma gli elettori, soprattutto i giovani che si riconoscono nell'Ulivo senza passaggi intermedi nei due partiti, sono già pronti. La spinta dal basso è molto forte, il processo non potrà tardare». Qualcuno, per aggirare le discussioni, ha lanciato l'idea di una federazione. «È una proposta irricevibile. Ricordo bene la Fed e ricordo anche come è finita». Come crede si risolverà il dibattito interno a Ds e Margherita? «Penso si tratti più che altro di movimenti di assestamento Fassino ha il coraggio e la forza per portare a compimento il progetto e anche Rutelli». Quindi i «dissidenti» devono mettersi l'anima in pace? «La responsabilità è molto chiara. Per vincere occorre ampliare la base del consenso. Scelte pigre e restrittive non fanno vincere. Semmai mettono in pericolo la vittoria». E sul tema della leadership del nuovo soggetto? «Noi non abbiamo una concezione carismatica della leadership. La struttura del Partito Democratico nascerà da un'assemblea costituente di delegati che verranno eletti secondo un meccanismo di partecipazione più ampia possibile. Saranno loro a scegliere il leader». Questo significa che non sarà automaticamente Prodi? «Il nuovo soggetto nasce per sostenere l'azione di governo di Prodi. È chiaro che il capo del Partito Democratico è lui. Diciamo che l'assemblea eleggerà un segretario, ma non vorrei avventurarmi in discorsi sulle forme organizzative». Volendo ipotizzare una data per la nascita del nuovo soggeto si può dire che dovrà essere pronto per gli appuntamenti elettorali del 2007? «Direi di sì».

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