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La Cdl fa quadrato

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Ma Follini si offre all'Unione

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Ma l'opposizione sembra aver presto più linee. Si va da chi si dice pronto a votarle (il soliti Tabacci e Follini, il quale incontrerà oggi Bersani), all'imbarazzo di Forza Italia (Crosetto dice di essere favorevole ad alcune misure), ai contrari netti come quasi tutta Alleanza nazionale che promette le barricate in Parlamento. Il commento però che prevale su tutti si concentra su un dato: ad essere colpite sono sono state soprattutto le categorie notoriamente vicine al centrodestra, mentre quelle vicine al centrosinistra non sono state sfiorate. Batoste a liberi professionisti, tassisti, farmacisti, avvocati. Insomma a quel popolo delle partite Iva che è l'architrave dell'elettorato non di sinistra. Procediamo con ordine. Apre il dibattito di prima mattina Marco Follini (Udc): «Apprezzo queste prime misure di liberalizzazione. Ora la Cdl non difenda i corporativismi». Gli replica Osvaldo Napoli (Fi): «Il decreto è una presa in giro che piace solo a Follini». E Francesco Storace non nasconde la sua meraviglia per certe reazioni concilianti di esponenti della Cdl verso le «odiose misure proposte dal governo». L'ex ministro di An attacca poi a testa bassa il merito del provvedimento. Simile, ma più morbida, la posizione di Ignazio La Russa, che vede nel provvedimento «un tentativo di punire alcune categorie, tassisti e farmacisti su tutti»: una sorta di «vendetta elettorale». E il sospetto che il governo abbia scelto di colpire la base elettorale della Cdl non è solo di La Russa. Lo hanno anche coloro che vedono aspetti positivi nell'iniziativa del governo. Adolfo Urso, ad esempio, che critica sì la concertazione «a giorni alterni», ma poi riconosce che «la strada delle liberalizzazioni è certamente da condividere». E anche Gianni Alemanno accompagna le critiche al riconoscimento che «questa riforma contiene delle innovazioni che dovevano essere fatte già durante il governo di centrodestra». Ed è la posizione di Urso e di Alemanno che sembra rispecchiare più fedelmente la linea del partito, nonostante le numerosissime proteste, in particolare a difesa della categoria dei tassisti considerata la più vicina al partito. Il portavoce di An Andrea Ronchi critica infatti il metodo adottato dal governo («i processi si guidano e non si impongono per decreto»), ma riconosce anche che «certi tabù bisogna romperli, per rendere sempre più competitivo, moderno e vicino al cittadino il sistema Italia». Ed è improbabile che Fini fosse all'oscuro di questa presa di posizione di Ronchi. Anche Forza Italia va a ranghi sparsi. Non si conosce la reazione del leader Berlusconi, ma il suo portavoce Paolo Bonaiuti parla di «provvedimento solo all'apparenza scintillante», che produrrà «scarsi effetti e l'irritazione di molte categorie». Il vice-coordinatore azzurro, Fabrizio Cicchitto, denuncia «l'estremismo» del governo contro il ceto medio che nasconde la difesa degli interessi delle «grandi lobby». Critici anche Guido Crosetto (a parte la picola apertura ha detto: «La sinistra paga debiti elettorali») e Antonio Tomassini («Una picconata alle farmacie»). Fuori dal coro l'ex ministro Stefania Prestigiacomo, che parla di misure «coraggiose» e «positive», salvando anche le misure a danno dei notai, lei che ha il marito che fa questo mestiere. Favorevole anche il riformatore-radicale, Benedetto Della Vedova, che «aderisce incondizionatamente» al provvedimento, pur sottolineando che nel giudizio complessivo non si potrà prescindere dal valutare le misure su pensioni, mercato del lavoro e infrastrutture. E la sfida di Della Vedova viene lanciata anche da un altro gruppo di parlamentari eletti nelle liste di Forza Italia: Renato Brunetta, Stefania Craxi, Maurizio Sacconi, Giorgio Stracquadanio, Sergio Pizzolante, Giuliano Cazzola.

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