La batosta non preoccupa il Vaticano Pochi gli immobili ad uso commerciale
La legge del '92, infatti, era un privilegio che molte anime laiche del Paese rinfacciavano sovente alla Chiesa e il fatto che ieri il pacchetto varato dal governo Prodi ne abbia esplicitamente sancito la capitolazione, non è una notizia così terribile. Anche perché, a ben vedere, le strutture della Chiesa che sono adibite ad uso commerciale sono numericamente minori di quelle adibite al culto e poi - ed è anche questa una considerazione non secondaria - la decisone del governo lascia tutte le attività non profit sullo stesso piano. Certo, la misura adotta dal governo non è una pillola indolore per la Chiesa italiana: qualche milione di euro, nelle casse dello Stato, dovranno necessariamente entrare, ma in fondo è una pillola che le altre confessioni religiose presenti in Italia hanno da tempo già dovuto ingerire. D'altra parte, il "privilegio" per anni riservato alla Chiesa era in un certo senso anche "dovuto" perché riconosceva che la Chiesa, in Italia, rappresenta un valore per la società innegabile, un valore che non è per storia e tradizione così evidente in altri Paesi. E quindi, se la decisione dell'esecutivo non scandalizza la Chiesa, allo stesso tempo nessuno si sarebbe dovuto scandalizzare precedentemente dell'esenzione a lei concessa. Nel mondo politico, comunque, non sono mancate le polemiche per la scelta del governo. Di «pacco, paccotto e contropaccotto» ha parlato ieri Maurizio Bernardo, deputato di Forza Italia, il quale, in riferimento al ripristino dell'Ici per gli immobili della Chiesa ha dichiarato che la decisone «dimostra che il monito ai cattolici a non votare l'Unione, non era interessato, ma lungimirante. Oggi sono governati da chi non considera minimamente i valori cristiani a partire dalla solidarietà: i cattolici si chiedano quanto possa influire per il rilancio della competitività il recupero dell'Ici dalla Chiesa cattolica». E ancora: «altro che manovra economica, questo è un grande bluff dal sapore propagandistico: mette nello stesso calderone provvedimenti di peso e natura diversi. Un'operazione - aggiunge - indegna e ridicola, sicuramente inutile rispetto alla competitività del sistema Italia. Questa manovra dimostra che i conti pubblici erano in linea con i parametri europei già con il governo Berlusconi, altrimenti la manovra varata ieri non sarebbe stata inferiore allo 0.1% del Pil. Ciò significa che l'economia italiana andava bene, anche quando la sinistra ci definiva prossimi al disastro. Poi c'è un altro punto che riguarda il pacchetto Bersani, l'operazione finta sulle liberalizzazioni, visto che è fatta senza il minimo dialogo con le parti, ma in modo tempestivo. Noi crediamo nella libertà di tutti e quella del ministro sembra una lista di interventi che eliminano la concorrenza di alcuni a vantaggio di altri, per esempio di grandi gruppi di interesse legati storicamente alla sinistra». Viene dalla Rosa nel Pugno, la spiegazione del perché di un tale provvedimento: «La decisione del governo di abolire l'esenzione dell'Ici relativa agli immobili utilizzati anche a fini commerciali da enti religiosi e onlus, di cui la maggiore beneficiaria è la Chiesa cattolica, - dice Maurizio Turco - è conseguente all'avvio da parte della Commissione europea di un'istruttoria nei confronti della Repubblica Italiana in quanto l'esenzione sarebbe un aiuto di stato lesivo della concorrenza». Lo ha sottolineato ricordando che «la Commissione europea ha agito a seguito di una denuncia da parte di alcuni operatori commerciali romani. Denuncia che il 4 aprile scorso è stata presentata dalla Rosa nel pugno, con Emma Bonino ed Enrico Boselli e con i professionisti che hanno assistito gli operatori commerciali, l'Avvocato Alessandro Nucara e il fiscalista Carlo Pontesilli».