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Il governo pronto a tagliare 7 miliardi agli Enti locali

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Il provvedimento allo studio del ministero dell'Economia potrebbe essere contenuto nella manovra-bis

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Soprattutto a carico degli Enti locali che subiranno un taglio dei trasferimenti di quasi sette miliardi di euro. Tra una smentita ed un'ammissione dai corridoi di via XX settembre iniziano a circolare voci sul prossimo Dpef e sulla futura Legge Finanziaria. Dietro l'angolo c'è una manovra di circa 45 milioni di euro, di cui 30 inseriti in un decreto legge e 15 nella prossima Finanziaria. L'obiettivo di Tps, al secolo il Ministro dell'Economia Tommaso Padoa Schioppa, e del suo nutrito entourage è di varare nella prima settimana di luglio un decreto legge di 30 miliardi per contenere l'aumento del disavanzo rispetto al Pil e favorire la ripresa dell'economia. Effetti, quindi, non limitati solo al 2006 ma anche agli anni a venire. Da qui la possibilità di approvare una Finanziaria «leggera», appunto di «soli» 15 miliardi. Da crederci? A nutrire dubbi sono in molti, perché in queste settimane il Governo ha accusato troppi sbandamenti sull'economia. Cifre gettate al vento. Manovra correttiva sì. Manovra correttiva no. Fino alla decisione: la manovra si farà ma non da 10 miliardi, come si pensava, ma da 30. Però a preoccupare sono i contenuti. Per prima cosa ci sarà la rimodulazione degli estimi catastali accompagnata da una restrizione del sistema dei rimborsi Iva. Poi i tagli alla spesa con la moratoria sul rinnovo dei contratti ai dipendenti pubblici e con la decisione di bloccare il turn-over all'interno del settore pubblico. Ma tra i tagli quelli che certamente faranno più discutere sono i trasferimenti agli enti locali. Una riduzione di circa 7 miliardi di euro. E sarà curioso vedere in questo caso il comportamento di alcuni amministratori locali di centrosinistra del calibro di Errani, Bassolino e Marrazzo. L'anno scorso si scagliarono contro il ministro Tremonti, reo di aver riscritto, per contenere le spese, il patto di stabilità interno con gli Enti locali e di aver previsto tagli ai comuni meno virtuosi. E adesso? Il Governatore del Lazio, Piero Marrazzo, stavolta accuserà il governo di «fare orecchie da mercante» alle richieste di fondi, chiedendo all'Esecutivo di «assumersi le proprie responsabilità»? Chissà se Antonio Bassolino dal Palazzo della Giunta di via Santa Lucia parlerà ancora di una «finanziaria che non promette nulla di buono» e che «non si vede alcuna prospettiva di sviluppo»? Ed infine sentiremo di nuovo dalle labbra dell'ex presidente della Conferenza Stato-Regioni, il governatore emiliano, Vasco Errani, che «si va di male in peggio» e che il governo con i tagli «colpisce in modo drammatico i settori più deboli della popolazione»? Coerenza vorrebbe il ripetersi delle critiche, visto che i tagli non sono né di destra né di sinistra. Ma non accadrà. La colpa sarà data al vecchio Governo ed a Berlusconi. Una storia vecchia, ma per alcuni sempre efficace.

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