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«È sbagliato distruggere una vita per salvarne un'altra»

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Vittorio Prodi: «La mia scelta nasce da un principio generale: il rispetto assoluto della dignità della persona»

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Già, perché il nome in questione è quello di Vittorio Prodi, professore associato presso il Dipartimento di Fisica dell'Università di Bologna, ex presidente della provincia di Bologna, ma soprattutto fratello maggiore di Romano Prodi. Una circostanza che il diretto interessato tende a minimizzare. Anche se è abbastanza evidente che il suo voto rischia di essere letto come una bocciatura della politica italiana in materia di bioetica. Professore perché ha votato contro? «Il mio voto tiene conto del principio generale del rispetto assoluto della dignità della persona. Si tratta di una motivazione profondamente laica». Secondo lei l'embrione è una persona? «Sì, l'embrione è una persona. Per questo non può essere strumentalizzato anche se la cosa accade a fin di bene. Noi non possiamo pensare di distruggere embrioni, quindi persone, solo per ottenere cellule staminali che possono aiutare altre persone». Quindi prova un certo rammarico per il voto del Parlamento europeo? «Il rammarico più grande, me lo lasci dire, riguarda il fatto che il settimo programma quadro, approvato a larga maggioranza dal Parlamento Europeo, è un documento importantissimo, ma in Italia l'attenzione si è focalizzata solo sulle staminali». E su cosa doveva focalizzarsi? «Nel programma, ad esempio, si parla di piattafome tecnologiche che saranno il mezzo per coinvolgere tutte le aziende europee in uno sforzo diffuso sulla ricerca e sull'innovazione». Ammetterà, però, che la ricerca sugli embrioni e un tema delicato anche per il dibattito suscitato in Italia dal referendum sulla legge 40? «Io eviterei di drammatizzare. Dopotutto il voto non ha riportato una maggioranza così significativa da giustificare azioni trancianti. E poi stiamo parlando di un ricerca che interessa meno dell'1% delle risorse impegnate». Quindi meglio soprassedere? «No, non dico questo. Dico che non sarebbe stato giusto rifiutare un documento così importante per un battaglia. Anche se eticamente giusta». Ma lei ha votato comunque contro? «Le ho già spiegato il perché. Anzi, le dico che personalmente avrei votato anche per un'accezione più rigida della ricerca sulle staminali». Una ricerca che operasse solo con staminali adulte? «Adulte o provenienti dal cordone ombelicale». Sembra proprio questo, però, il punto su cui l'Unione, in Italia e in Europa, continua a dividersi? «Francamente mi sembra una cosa relativamente ristretta. Non vedo divaricazioni così profonde». Cosa succederà adesso? «Io credo che la discussione continuerà. Ci saranno altri momenti per confrontarsi sull'argomento. Su temi eticamente sensibili come questi occorrono scelte più meditate possibile». E lei, cosa farà? «Continuerò a battermi per una sempre maggiore sensibilizzazione sugli aspetti etici della ricerca».

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