Senato, nessun accordo per le commissioni
Sono naufragate le prove di dialogo del capogruppo dell'Unione di Palazzo Madama, Anna Finocchiaro, per non andare allo scontro sulla guida delle commissioni. E la fumata nera, peraltro scontata, esclude per ora la possibilità di un futuro riavvicinamento tra i due Poli. Per il centrosinistra sarà dunque una lotta contro il tempo: entro il 6 giugno, data in cui tutte le commissioni dovrebbero riunirsi per eleggere i propri organi direttivi, Palazzo Madama dovrà accogliere le dimissioni dei senatori che hanno avuto un incarico di governo e provvedere alla loro integrazione con i primi non eletti. Tornando alle trattative, ad An non dispiacerebbe un accordo tecnico, ma che comprenda sia Camera sia Senato. Però, secondo il capogruppo a Palazzo Madama Altero Matteoli, che ha incontrato la Finocchiaro insieme al suo omologo della Camera Ignazio La Russa, «non appare ci siano le condizioni per un accordo con la maggioranza. Non si è entrati ancora nel merito. Prima comunque di qualsiasi decisione - ha aggiunto - è probabile che ci sia un incontro tra i leader della Cdl». Un accordo chiaro e alla luce del sole, è stato auspicato dal capogruppo Udc Francesco D'Onofrio. «Si sta cercando una intesa istituzionale complessiva per Camera e Senato - ha detto - che non abbia la caratteristica di un allargamento della maggioranza di centrosinistra a un partito della Cdl. Da parte della maggioranza, insomma, non c'è un tentativo di allargare la propria presenza, né da parte nostra c'è l'intenzione di fare del soccorso bianco. Comunque - ha concluso D'Onofrio - è assolutamente improbabile che si possa arrivare a un'intesa sul punto». Netta la chiusura del Carroccio, il cui capogruppo Roberto Castelli ha confermato l'impossibilità di un «inciucio». «Al momento - ha detto - non c'è alcuna possibilità per un accordo di natura politica. I nostri elettori non capirebbero un accordo politico sulle poltrone anche se comunque resta il vulnus oggettivo che si rischia di far presiedere le commissioni parlamentari dai più anziani anziché dai più meritevoli dando vita da una sorta di gerontocrazia per noi non accettabile». E il suo omologo alla camera Roberto Maroni ha aggiunto: «Alla Camera non prendiamo presidenti, al Senato invece prenderemo quello che ci consentono i numeri che abbiamo. Lotta dura senza paura». Nasce intanto un nuovo gruppo, il decimo, al Senato. Si chiamerà Democrazia cristiana indipendenti e movimento per l'autonomia. A dar manforte per raggiunge il numero minimo che consente la formazione di un gruppo sono otto democristiani che erano iscritti in un altro gruppo. Il promotore è Mauro Cutrufo.