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Referendum, Berlusconi non molla

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Così Berlusconi ha commentato l'esito delle amministrative. «Forza Italia si conferma il primo partito italiano anche sul terreno a noi più sfavorevole, superando addirittura il 32% a Milano». Sottolinea che la Cdl è maggioranza in tutta la Lombardia e nel Veneto al Nord, e nella Regione Sicilia al Sud e che il risultato «è importante in quanto è stato conseguito nonostante il fortissimo calo dei votanti, un dato che tradizionalmente penalizza le forze moderate della Casa delle Libertà». Un commento laconico in controtendenza rispetto alla sua consueta logorrea ma che è una spia del nerovosismo del Cavaliere. Chiuso il capitolo amministrative ora c'è l'appuntamento con il referendum sulla riforma costituzionale. Berlusconi sa che questa volta si gioca tutto. Il referendum, dopo il risultato deludente delle amministrative, diventa cruciale sia per i rapporti con l'Unione sia per quelli con gli alleati. Sicchè ieri in un vertice a Palazzo Grazioli con il coordinatore e il vice, Sandro Bondi e Fabrizio Cicchitto, ha detto chiaro e tondo che non intende abbandonare la linea dello scontro frontale con il centrosinistra come invece vorrebbero sia An che l'Udc. La campagna elettorale che partirà la prossima settimana, secondo quanto è dato sapere, metterà in evidenza i contenuti della riforma costituzionale, l'importanza che riveste per il Paese ma anche la valenza politica. In via dellì'Umiltà ieri c'è stata una riunione di partito per preparare la strategia. Ancora una volta entreranno in campo i comitati dei collegi collegati al Motore Azzurro che diventeranno comitati per il sì. È stato attivato il sito www.sivotasì.it e la prossima settimana verranno installati in tutto il territorio i gazebo per la distribuzione di materiale informativo. Da lunedì prossimo cominceranno a essere affissi i primi manifesti. Gli slogan saranno: «Sì, ora o mai più», «L'Italia si merita un sì», «Sì cambia». Successivamente ci sarnno slogan più politici di attacco alla sinistra. Berlusconi come ha confidato ai suoi fedelissimi, è convinto che solo mantenendo alto il tono della campagna elettorale, solo continuando la logica dell'attacco potrà convogliare gli elettori al voto. Dal momento che per il referendum non c'è il problema del quorum, avrà la meglio la coalizione che riuscirà a mobilitare il maggior numero di votanti. L'assenteismo preoccupa l'ex premier che ieri ha avuto un giro di telefonate con i leader della coalizione da Fini a Casini a Cesa chiedendo in tono quasi perentorio di impegnarsi di più. Udc e An non sono interessati granchè a questa tronata elettorata e all'interno dei centristi c'è anche una corrente di pensiero che addirittura spera in una sconfitta della Cdl perchè questo riaprirebbe la questione della leadership del centrodestra. Insomma c'è chi dentro la Cdl invoca una spallata a Berlusconi più che a Prodi. La strategia del Cavaliere di una campagna elettorale permanente, secondo gli alleati si sta rivelando perdente. La chiamata a raccolta del ceto medio invocando ancora l'illegittimità del governo Prodi, non ha sfondato alle amministrative e potrebbe rivelarsi perdente per il referendum. Per gli alleati il dibattito deve essere riportato in Parlamento sui temi concreti a cominciare dalle tasse. Il portavoce di Alleanza Nazionale Andrea Ronchi ieri parlava della necessità di un «cambio di marcia» all'interno della Cdl mentre Alemanno sottolineava che il risultato delle amministrative va letto come l'incapacità della Cdl a organizzare il consenso: «i partiti non tengono l'elettorato sul territorio». Stessa musica dall'Udc. Mugugni che non sono ancora un atto d'accusa a Berlusconi ma potrebbero diventarlo se dovesse fallire anche l'appuntamento con il referendum. Rimbalzano aprole come «verifica», «autocritica», «discontinuità con il passato» che significano solo una cosa: riproporre la questione della leadership dentro la Cdl o quanto meno del passaggio del testimone alla guida di Forza Italia. Anche dentro il partito di via dell'Umiltà spira aria di cambiamenti. Sc

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