An ora teme l'astensionismo
È in sintesi questo lo stato d'animo che pervade Alleanza Nazionale il giorno dopo il voto amministrativo. Per quello che riguarda il valore quasi di «ordalia» sul governo Prodi che Berlusconi ha imposto alla campagna elettorale appena conclusa, Gianfranco Fini sembra in queste ore ragionare in questi termini: proprio perchè An ha solo assecondato e quasi subito questa impostazione propagandistica estrema, oggi non si riconosce nelle conseguenze politiche che secondo alcuni se ne dovrebbero trarne. Insomma: non si poteva ragionevolmente pretendere di dare una spallata al nuovo esecutivo se si fosse vinto a Napoli e addirittura anche a Roma; non si può pensare che l'attuale maggioranza sia più forte e legittimata solo perchè in quelle due città si è perso. Qualcuno dei maggiori esponenti del partito giustifica del resto l'atteggiamento del Cavaliere e la sua scelta di spendersi in prima persona per dare al voto locale un significato di rivincita sul 10 aprile. «A poche settimane da uno scontro frontale per il nuovo Parlamento, - si osserva - e dopo che quella sfida si è giocata su una manciata di voti, come non comprendere Berlusconi se ha cercato di galvanizzare i moderati in questo modo?». Il problema, si riflette, è che ancora una volta l'elettorato di centrodestra si mostra meno militante e si mobilita solo per i grandi appuntamenti elettorali nazionali. E il calo vistoso e generale dell'affluenza sta a lì a dimostralo. An comunque pensa già al futuro, al referendum.