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Pesa il confronto con le comunali del 2001

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La campagna elettorale «porta a porta», giocata sul passaparola e sui comizi, gli ha fatto raggiungere - stando alle prime proieizioni - la soglia del 37%. E Alemanno è stato lasciato solo. All'hotel Parco dei Principi non si è presentato nessuno dal vertice del centrodestra: solo due telefonate, una di Fini, l'altra di Storace. Il j'accuse di Alemanno arriva a notte fonda ed è indirizzato a Berlusconi: «Non si è speso». Tradotto: non ha fatto niente per aggiudicarsi voti anzi, neanche ha messo il proprio nome-capolista di Forza Italia nella Capitale (a differenza di Milano e Napoli). Galeotto è stato l'indice di affluenza alle urne pari al 65,98%. Un'affluenza bassissima, se si considera l'84% raggiunto alle elezioni Politiche solamente poche settimane fa e inferiore anche al 79,16% delle ultime amministrative (quelle del 2001). Meno affluenza meno voti per la Casa delle Libertà: ormai sembra essere un comandamento, più che una regola. Il popolo della Cdl capitolino, quindi, non è andato a votare in massa il candidato di Alleanza Nazionale incoronato, solamente pochi giorni fa in piazza del Popolo, da Berlusconi, Fini, Casini. Ergo niente riscossa dai risultati delle Politiche. «Ora il centrodestra faccia una riflessione», tuona Alemanno a fine giornata. L'ex ministro ancora non ha in mano i risultati definitivi ma commenta: «La Cdl deve riflettere su quello che sarà il suo futuro. Questo vale per Roma, ma vale - conclude - per tutta la realtà nazionale». Stando solamente ai sondaggi di fine giornata dal confronto con le precedenti comunali, quelle del 2001, il risultato delle attuali appare magro: Veltroni il 27 maggio conquistò il 52,2% contro oltre il 47% di Tajani. Il ballottaggio ieri, a metà pomeriggio era già una chimera. Anche Alemanno ragiona sui sondaggi. Soprattutto su quelli che volevano il sindaco Veltroni al 70%: «Credo che abbiamo cominciato a ridimensionare la superimmagine di un personaggio come Veltroni che aspira alla futura leadership sul centrosinistra». Niente poltrona e niente ballottaggio ma «non c'è stato un plebiscito», per dirla come l'ha detta Alemanno sul finire di una giornata estenuante, trascorsa tra telefonate di senatori e deputati e la lettura delle proiezioni Nexus. «Abbiamo meno del 40% degli aventi diritto al voto che hanno votato per il sindaco uscente, dopo 5 anni di bombardamento mediatico e abbiamo di fronte - ha continuato - una realtà che ci dimostra che abbiamo la realizzazione di una rivisitazione del bipolarismo e la possibilità sostanziale di guardare al futuro con una vera opposizione che si struttura nel territorio». A riassumere una giornata di attesa la moglie di Alemanno Isabella Rauti. «Proiezioni a parte, se supera il 40% dovrebbe essere contento» dice a bassa voce immersa del viavai di persone che fa la spola tra la saletta privata (in cui hanno stazionato Alemanno e il gruppo dei fedelissimi) e la sala «pubblica» con l'andirivieni continuo di politici locali e consiglieri comunali di An come Vincenzo Piso e Luca Malcotti.

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