Marsilio (An): «Questo è fondamentalismo laico che alligna a sinistra anche tra i cosiddetti moderati»
Inizia con questo cartello affisso in tutta fretta fuori da alcuni seggi elettorali, l'odissea di centinaia di cittadini del XVII Municipio di Roma. Dai 10 ai 65 minuti di ritardo con punte di 120 minuti per votare ieri mattina nel primo giorno utile della tornata elettorale delle amministrative. In diversi seggi dei 68 presenti nel XVII è infatti stato posticipato l'inizio delle operazioni di voto - in almeno 15 seggi si contano ritardi tra una e due ore - mentre gli agenti di polizia in servizio invitavano le persone che mano a mano affluivano alle urne ad aspettare in strada. Questo ha comprensibilmente scatenato l'indignazione dei cittadini che hanno parlato in più casi di «violazione del diritto di voto», «scandalo», «vergogna», e le reazioni dei due candidati alla presidenza del Municipio. Dal centrodestra quella più dura, con la richiesta di annullare il voto e aprire un'indagine, mentre il centrosinistra parla di un danno per tutte le liste che partecipano alla competizione elettorale. L'errore tipografico. È un errore tipografico nella stampa delle schede elettorali per il Municipio - quelle di colore rosa - alla base di tutto. Precisamente, in una lista manca la linea tratteggiata su cui scrivere il nome del prescelto candidato. Nelle normali procedure di controllo effettuate il giorno precedente alla tornata elettorale ci si accorge dell'errore e si comunica alla tipografia di Tivoli di ristampare tutte le schede. Cosa che avviene nella nottata di ieri ma che, forse, non produce i risultati sperati. Le nuove schede, infatti, arrivano a scaglioni nei vari seggi, creando un clima di nervosismo e di attesa tra presidenti, scrutatori e rappresentanti di lista. Non solo. Nel seggio 2.184, per esempio, allestito nella scuola Talete, in Prati, il presidente prima riceve dal messo comunale il divieto di far votare sulle schede vecchie, poi dopo due ore d'attesa la telefonata da parte del Comune che lo autorizza, comunque, ad aprire il seggio e a utilizzare le schede vecchie. Il fax di conferma, preciserà poi il presidente, giunge venticinque minuti dopo. Nel frattempo, proprio nelle cinque sezioni di quel seggio, almeno un centinaio di cittadini votanti rinunciano e tornano a casa. Gli anziani sono quelli più provati, una signora accusa un malore mentre aspetta in macchina e verrà fatta poi votare nella sua auto di fronte ad un poliziotto che vigila sulla regolarità della procedura. Comunque, alle 19 l'affluenza alle urne era del 32,52 per cento degli aventi diritto. I crocifissi rimossi. La giornata ha anche fatto registrare aspre polemiche sulla rimozione di alcuni crocifissi da un seggio. «In via Bixio, all'Esquilino, il rappresentante della Lista Veltroni ha fatto il giro delle sezioni elettorali, armato di discutibilissime sentenze, pretendendo, spalleggiato dai rappresentanti dell'Ulivo e del Pdci, la rimozione dei crocifissi dalle aule. Cosa che gli è riuscita. Nella sezione 11, dove i responsabili si sono rifiutati di ottemperare alla sua richiesta, ha preteso che fosse verbalizzata la sua protesta ritenendo che il crocifisso sia un simbolo elettorale - ha dichiarato il consigliere al comune di Roma di An, Marco Marsilio - Tutto ciò è semplicemente vergognoso. Evidentemente il fondamentalismo laico non è solo una fisima di Pannella e dei suoi accoliti, ma alligna a sinistra anche in quelle forze che si dicono moderate». Ha replicato l'«accusato»: «Quello che volevo affermare era un principio al quale credo, sancito da sentenze della Corte Costituzionale e della Cassazione. Mi rendo conto però che questo può essere interpretato come un esasperato fondamentalismo laico che può urtare le sensibilità e le coscienze di molti cattolici. Non era questa la mia intenzione. Mi scuso se ho suscitato polemiche e, proprio per evitare strumentalizzazioni politiche, ritengo sia giusto ritirare le riserve espresse», ha dichiarato Enrico Modigliani, della Lista Roma per Veltroni. Il voto degli sfida