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La Padania: Bossi senatore a vita. Poli divisi

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La proposta scatena reazioni opposte. «Ottima» per alcuni, è giudicata da altri «una vera provocazione»

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«Un bel segnale di cambiamento». Suscita i commenti più disparati, e spesso antiteci, la proposta avanzata dal direttore de «La Padania», Gianluigi Paragone, su Umberto Bossi senatore a vita, con la maggioranza di centrosinistra che respinge l'idea al mittente e la Cdl, invece, che benedice più o meno compatta la proposta-appello del quotidiano leghista. Come Altero Matteoli, capogruppo di An al Senato: «Umberto se lo merita», dice l'ex-ministro. Le bocciature che vengono da parte dell'Unione riguardano sia il profilo politico di Bossi, padre del federalismo, sia la concomitanza con il referendum sulla devolution. Su quest'ultimo aspetto interviene il capogruppo della Rosa nel Pugno alla Camera, Roberto Villetti. «La scelta di Bossi come senatore a vita prima del referendum nel quale è fortemente impegnato acquisterebbe un significato politico che comunque non potrebbe e non dovrebbe avere». Dura la presa di posizione del neoministro delle Infrastrutture Antonio Di Pietro che per bocciare la proposta ricorre anche alle questioni giudiziarie in cui è stato coinvolto Bossi. «Requisito fondamentale per chi assume un ruolo come quello di senatore a vita è una fedina penale ineccepibile e, il leader della Lega, fa parte di quella schiera di 17-18 parlamentari condannati con sentenza penale passata in giudicato». A Forza Italia piace l'idea di Umberto Bossi senatore a vita, come spiega Antonio Tajani: «Nulla da eccepire». E a chi dice che il padre del federalismo non abbia le caratteristiche per essere nominato senatore a vita, Tajani replica che «la devolution non è qualcosa contro l'Italia o l'unità del Paese. Non c'è nulla in contrasto tra le battaglie politiche di Bossi e una sua eventuale nomina a senatore a vita». Freddo invece il commento del parlamentare dell'Udc, Maurizio Ronconi: «La nomina dei senatori a vita è competenza propria ed esclusiva del Presidente della Repubblica così da apparire scorretto, inutile ed anche fuori luogo aprire una specie di referendum in proposito». Per il coordinatore di Forza Italia Sandro Bondi è una nomina che «non potrebbe non essere considerata un giusto riconoscimento del suo impegno per rinnovare l'Italia».

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