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Amministrative, primo esame per Prodi

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La Cdl vuole trasformarle in un test politico. Il centrosinistra: dobbiamo ancora iniziare a governare

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Con la speranza che si trasformi nel primo passo di una rincorsa che riesca a dare una spallata all'esecutivo del Professore. Il centrosinistra, invece, ha cercato in tutti i modi di riportare il voto di oggi e domani a quello che in realtà dovrebbe essere: un appuntamento amministrativo. Dovrebbe, ma in realtà così non è mai stato in Italia. Ieri, dopo la chiusura della campagna elettorale il confronto è continuato in sordina tra i Poli. Da una parte il capogruppo alla Camera di An Ignazio La Russa ha nuovamente commentato che il risultato avrà «un significato politico». Sarà, ha aggiunto, il «primo termometro dopo il risultato di pareggio politico». A stretto giro di agenzie è arrivata la riposta di Marina Sereni dei Ds: «Ha ragione Prodi: non c'è alcun legame tra il voto delle amministrative e la vita della maggioranza al governo. È un voto totalmente indipendente sia perché è proprio indipendente nella testa dei cittadini e non si può politicizzare sia perché il cammino fatto dal governo fin qui non può influire». Ma, almeno per quel che riguarda le quattro grandi città — Milano, Torino, Roma e Napoli — e la Sicilia — dove si vota per il rinnovo del consiglio regionale — sarà impossibile evitare che non ci sia una qualche ripercussione nel dibattito politico nazionale. La Cdl punta tutto su Napoli, dove secondo Berlusconi il centrodestra può riuscire a strappare l'amministrazione della città dopo tre consigliature in mano al centrosinistra, confidando sul successo a Milano. Leggermente in vantaggio invece il centrosinistra a Roma e Torino, mentre il voto in Sicilia è apertissimo. Massima attenzione, anche per evitare che si ripetano polemiche come sul voto politico, per evitare che ci possano essere brogli nei seggi. Ma ieri, giornata in cui per legge è vietata la campagna elettorale, non è mancata la polemica. Innescata dal capogruppo alla Camera dell'Udc Luca Volontè: «Le dichiarazioni degli esponenti del Governo sulla legge Biagi, immigrazione e progressivo disimpegno dall'Iraq, sono palesi e pubbliche violazioni del silenzio elettorale». «L'esempio di tale patente violazione della legge — ha proseguito — lo ha dato Prodi stamane, con le sue parole chiare a favore di Veltroni, Iervolino e Chiamparino». Dunque, «il ministro Amato non può non intervenire, con il suo collega Mastella, per sanzionare queste indebite e illecite intromissioni». Tenere «a freno la lingua è in questo caso un dovere per tutti», ha sottolineato Volontè, che ha invita «a Milano come a Roma» a evitare «partigianerie che violino gli obblighi di legge» e «la serenità del voto». Non accendere il dibattito politico in queste ore è a tal punto una priorità che l'esponente centrista ha anche commentato l'apertura al voto per gli immigrati fatta ieri mattina dall'arcivescovo di Milano, cardinale Dionigi Tettamanzi: «Astenersi dal prender parte e dal "citare" punti del programma dei singoli candidati è appunto un dovere civile e nello stesso tempo un esercizio della virtù della prudenza. Entrambi elementi chiari a Tettamanzi, ma che possono esser annacquati nei resoconti giornalistici».

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