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Udc divisa tra fedeltà e voglia di smarcarsi

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Casini sempre pronto a differenziarsi quando il Cav alza il livello dello scontro: da Napolitano ai fischi a Ciampi

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L'Udc di Pier Ferdinando Casini ha portato avanti questa strategia di «stop and go» nei confronti del leader di Forza Italia per tutta la campagna elettorale e alla fine la scelta ha pagato, facendo fare un balzo in avanti, in termini di voti, ai centristi. Ma anche con le elezioni politiche alle spalle l'Udc non ha cambiato rotta: uniti perché ci sono le amministrative alle porte ma pronti a sganciarsi quando l'ex premier si lascia andare ad atteggiamenti troppo aggressivi. Ieri, ad esempio, Berlusconi ha minacciato di organizzare una grande manifestazione di piazza contro Prodi. E puntuale è arrivata la replica del segretario dell'Udc Lorenzo Cesa: «Bisogna fare una battaglia all'opposizione in Parlamento e nelle sedi istituzionali, non in piazza. Tuttavia sul fatto che il centrosinistra abbia dato poco spazio al dialogo Silvio Berlusconi ha ragione». E sempre ieri, da Torino, Pier Ferdinando Casini ha fatto capire quanto poco gli piaccia questa polemica continua da parte degli alleati sul comportamento del Presidente della Repubblica. «Compito degli uomini politici non è quello di sindacare i fatti dei Capi dello Stato, ma di rispettarli». «Non mi accodo — ha poi aggiunto per essere ancora più chiaro — alle polemiche sul Capo dello Stato, perché ritengo che debba essere rispettato». «Napolitano ha sempre ragione — ha proseguito — Con il presidente della Repubblica non mi sentirò mai di fare mezza polemica. Il dovere delle forze politiche credo sia quello di rispettare il ruolo di garanzia del presidente della Repubblica». E all'osservazione che anche l'altra sera a Pavia Berlusconi ha sostenuto che il Capo dello Stato «ha il cuore a sinistra», Casini ha tagliato corto: «Questo chiedetelo a Berlusconi». Subito dopo però si è di nuovo incanalato nella scia della coalizione: «Ho le idee chiare di quanto è accaduto in Italia, dove dopo aver demonizzato la dittatura del centrodestra, quelli del centrosinistra sono arrivati al governo ed hanno occupato tutto l'occupabile. Volevano farlo persino con il Quirinale ma non ci sono riusciti grazie a noi». Del resto il leader dell'Udc non ha mai gradito troppo le polemiche attorno alla più alta figura istituzionale. Fin da quando il Parlamento ha scelto Giorgio Napolitano come nuovo Presidente della Repubblica, Casini ha cercato in ogni modo di convincere Berlusconi e Fini a votarlo. E si è subito dissociato dai fischi della Cdl a Carlo Azeglio Ciampi quando, insieme agli altri senatori a vita, ha votato la fiducia a Romano Prodi. Anche se ha spiegato di essere rimasto un po' deluso dal suo comportamento. «Sul piano politico sono perplesso. Ho avuto l'onore di collaborare con il presidente Ciampi e lo ritengo un grande presidente. Rispetto la scelta di Ciampi con un po' di amarezza. Certo non lo avrei tuttavia fischiato». Ancora tutta da decifrare la scelta che l'Udc farà sul referendum. Appoggerà la Cdl nel votare sì alla devolution oppure darà ai suoi iscritti la libertà di votare secondo coscienza? Per il momento l'ex presidente della Camera preferisce «nicchiare» su domande troppo specifiche. «Deciderà il partito» ha risposto nei giorni scorsi intervistato durante il programma "Ballarò", sottolineando tuttavia che il partito, per il 99%, ha votato a favore della legge, «quattro volte». Infine il partito unico dei moderati, tema particolarmente caro a Berlusconi e a Forza Italia. Il Cavaliere si è speso molto su questo progetto, vuole affrettare i tempi per realizzarlo, ma da Pier Ferdinando Casini è arrivato, nei giorni scorsi a Catanzaro durante una manifestazione elettorale, un mezzo rinvio. «Oggi è il momento della campagna elettorale per le Amministrative del 28 e 29 maggio — ha risposto ai giornalisti — A tempo debito parleremo anche delle altre questioni». E c'è da giurare che, a tempo debito, sarà di nuovo «stop and go».

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