Processo per Lozano, killer di Calipari
La richiesta di rinvio a giudizio a carico di Mario Lozano, il mitragliere della Guardia nazionale che ha ucciso Nicola Calipari a Baghdad il 4 marzo dello scorso anno, è pronta e nel giro di una decina di giorni sarà presentata al Gip. Così entro l'estate il processo in contumacia contro il militare americano che uccise l'alto funzionario del Sismi sull'Irish Road, potrebbe essere istruito. Lo 007 stava riportando in patria la giornalista del Manifesto Giuliana Sgrena appena liberata dopo un sequestro durato un mese. I sostituti procuratori Franco Ionta, Pietro Saviotti e Erminio Amelio hanno firmato un decreto di irreperibilità nei confronti del mitragliere Mario Lozano dopo che lo scorso 4 maggio una lettera del Dipartimento americano spiegava che non ci sarebbe stata alcuna collaborazione con la giustizia italiana. Mario Lozano, newyokese del Queens, è stato trasferito, dopo essere stato rimpatriato in tutta fretta dall'Iraq, con moglie e due figlie in una base nell'Oceano Indiano, forse nell'isola di Guam, per tenerlo lontano da ogni problema. I magistrati italiani sono risaliti all'identità del soldato che sparò quella sera a Baghdad solo grazie a quanto apparso sulla stampa e grazie a un errore di cancellazione nel rapporto Usa che nascondeva tutti i nomi dei militari statunitensi coinvolti nella sparatoria al check-point 0541. Il rapporto, redatto al termine dell'inchiesta da una commissione bilaterale, non fu sottoscritto dagli ufficiali italiani. Questo fu l'unico atto di pressione nei confronti dell'amministrazione Usa. Poi più nulla. Il governo Berlusconi, dopo il gelo iniziale nell'immediatezza della tragedia, ha preferito evitare ogni possibile motivo di screzio con le autorità americane. Del resto se c'era un'apertura da parte di Condoleezza Rice, il responsabile della Difesa Rumsfeld ha sempre avuto un atteggiamento di assoluta chiusura rispetto alla sola idea di mettere sotto accusa i militari americani. Spetta ora al governo Prodi riprendere le fila di questo caso visto il progredire dell'inchiesta giudiziaria. La morte di Nicola Calipari, celebrata da tutto il mondo politico, non può rimanere confinata nelle tragedie «scritte dal fato di uomini coraggiosi». I ministri degli Esteri, Giustizia e Difesa, D'Alema, Mastella e Parisi devono farsi carico di un'azione congiunta e sinergica per chiedere risposte certe all'alleato americano. Anche se sul fascicolo dell'«operazione Calipari», pesa il possibile segreto di Stato che il governo Berlusconi potrebbe avere apposto a tempo scaduto. Infatti nell'ultima riunione del Consiglio dei ministri di Berlusconi, dopo l'esito elettorale del 4/5 aprile, è stato deciso di rendere inacessibili i documenti «sensibili» dello Stato. Il nuovo regolamento scatta il prossimo 2 giugno e tutti i dossier di questi ultimi anni verranno così protetti. Nel frattempo la giustizia italiana fa il suo corso e nel rispetto delle leggi i magistrati romani hanno firmato lunedì scorso un decreto di irreperibilità e inviato all'avvocato d'ufficio Fabrizio Cardinali del Foro di Roma. «Ho ricevuto l'incarico ma la documentazione del fasciolo ancora no - spiega il legale - Si tratta di migliaia di pagine che spero di ottenere nella prossima settimana per avere il tempo di studiarle». L'atto d'accusa emesso di pm romani è di omicidio volontario ai danni di Nicola Calipari e tentato omicidio nelle persone della giornalista Giuliana Sgrena e del maggiore del Sismi Andrea Carpano che era alla guida della Toyota sull'Irish Road verso l'aeroporto di Baghdad.