Il Ponte dello Stretto già costa 66 milioni
Per ora paga solo Impregilo. Dopo il no del ministro Bianchi la società ha perso il 5% in Borsa
A pagarli è stata ieri proprio la principale beneficiaria della sua costruzione, la società Impregilo, che il 12 ottobre dello scorso anno ha vinto la gara per realizzare l'opera. Il mercato non ha perdonato alla politica il dietrofront sulla costruzione annunciato ieri dal neoministro dei Trasporti, Alessandro Bianchi. Così la Borsa ha penalizzato il titolo della società di costruzioni con un ribasso che ha sfiorato il 5%. Per la precisione il 4,49% con una chiusura a 3,33 euro. Una perdita secca di 16 centesimi per ogni titolo rispetto al giorno precedente che, moltiplicata per i quasi 400 milioni di azioni in circolazione, hanno significato una perdita di valore complessiva appunto di 66 milioni. Inutile scomodare la cabala per segnalare che questa cifra è risultata, alla fine, pari a qualla stabilita nel contratto sottoscritto da Impregilo per remunerare il primo passo dell'intera opera, e cioè la consegna del progetto definitivo. Cinquantasei milioni di euro sono, invece, fissati come compenso per il progetto esecutivo. Il partito del no alle grandi opere che, dalle prime uscite pubbliche sembra ben rappresentato nella nuova compagine governativa, ha cominciato a iscrivere in bilancio le prime ricadute economiche negative del suo operato. Il conto non si ferma, però, alla sola società presieduta da Cesare Romiti. A pagare dazio per un un prevedibile stop delle grandi opere in Italia sono stati un pò tutti i titoli quotati sul listino milanese legati al comparto delle costruzioni e del cemento. Così pesante a Piazza Affari è stata la Buzzi con un ultimo prezzo in ribasso del 3,77% a 18,31 euro, male anche Cementir (-3,38% a 6 euro) mentre Italcementi ha ridotto le perdite sul finale allo 0,79% (19,67 euro). La batosta è arrivata anche per il secondo gruppo di costruzioni italiano, in lizza per costruire il Ponte. Si tratta di Astaldi che ha fissato un ultimo prezzo a 5,46 euro con una perdita del 4,04%. Sulla scia dei ribassi anche Caltagirone a 8,91 euro (-3,11%) e Vianini Lavori a 10,6 euro (-2,94 euro). Al danno per Impregilo rischia di aggiungersi anche la beffa. Sì, perché mentre i politici legati al nuovo Governo si sono preoccupati di mettere subito le mani avanti per assicurare che le penali saranno pagate, in realtà lo Stato potrebbe tentare un disimpegno a costo zero. Nel contratto siglato dalla società Ponte dello Stretto con il General Contractor, infatti, non è previsto alcun costo per il recesso almeno fino alla presentazione del progetto definitivo. Che ancora non è stato messo sul tavolo della società statale appaltatrice. Insomma quel grido: «Inutile e dannoso» rivolto al collegamento ferroviario e stradale tra Scilla e Cariddi da Bianchi rischia di non essere nemmeno penalizzato economicamente. Eppure nel Governo non tutti sembrano dello stesso avviso: c'è chi prende tempo e chi appare più possibilista. Innanzitutto il ministro delle Infrastrutture, Antonio di Pietro, secondo il quale l'eventuale decisione di abbandonare il progetto deve essere presa a livello collegiale, quindi in Consiglio dei ministri e in Parlamento. E anche il ministro per lo Sviluppo economico, Pierluigi Bersani, non è affatto categorico, perchè - ha affermaro - se varrà la pena farlo, il ponte si farà. Il neoministro dei Trasporti, professore di Urbanistica e rettore dell'università di Reggio Calabria, ha espresso però con chiarezza le sue motivazioni. «Ho studiato quest'opera e le sue ricadute sul territorio per decenni. Come ricercatore, come scienziato e come studioso ho cominciato a occuparmi della questione dalla metà degli anni '70. E quindi ho un'idea ben precisa di che cosa significhi. Non posso che ribadire che si tratta di un'opera inutile e dannosa». Parole che hanno scatenano le polemiche, soprattutto da parte dell'ex compagine governativa. Secondo Forza Italia, «la sinistra dei no bloccherà il Paese», costringendolo a «passi indietro» rispetto alla strada intrapresa e, per di più, farà