Artioli: «Quell'infrastruttura serve per la crescita del Sud»
E nonostante l'innata diplomazia che si riconosce a Ettore Artioli (vicepresidente di Confindustria ed esperto di questioni ambinetali), il messaggio che invia all'esecutivo è chiaro: «Occorre fare un passo avanti per creare occupazione». Il vicepresidente di Confindustria osserva rivolgendosi all'esecutivo Prodi che sulla legge Biagi, «dovrà essere il governo a fare la prima mossa». Poi sbotta sul Ponte sullo Stretto: «Si deve realizzare» Dottor Artioli, ma proprio in merito al Ponte il neogoverno ha annunciato di essere contrario. «Il Ponte non è un simbolo, ma parte di un disegno infrastrutturale. E quindi va realizzato insieme a tutte le altre infrastrutture. In sostanza, è che una delle infrastrutture che fa parte di una rete. Tuttavia, la cosa su cui ci si deve concentrare, e credo che Confindustria in questi due anni l'abbia dimostrato non solo con le dichiarazioni ma con i fatti, è creare le condizioni di sviluppo. Il resto, lo faranno gli imprenditori. Condizioni che possono sintetizzarsi nella realizzazione di infrastrutture utili alla crescita della logistica affinché l'Italia e soprattutto il Meridione, possano divenire una grande piattaforma che gestisca la commercializzazione e l'inserimento delle merci che arrivano dai tanti Paesi dell'Est. Altro punto, la pubblica amministrazione dove occorre creare le condizioni affinché l'impresa non trovi nel contesto pubblico ostacoli e difficoltà». E sulla legge Biagi? «L'iniziativa spetta al governo anche se sono certo che Confindustria e sindacati faranno la propria parte per un percorso, qual è la legge Biagi, che sta dando già delle soddisfazioni. In sostanza, occorre fare un passo avanti per creare maggiore occupazione. Sì, le imprese devono fare la propria parte, ma devono anche essere motivate per poter assumere nuovi lavoratori. E la legge Biagi, in questa direzione, si sta muovendo». Lei è palermitano. Il neo governo non ha arruolato alcun ministro siciliano. Lei ha anche la delega al Mezzogiorno... «Dobbiamo ricordarci che sono sempre i raggiungimenti degli obiettivi che ci permettono di dire se un governo fa bene o no. E non certo il luogo di nascita di chi lo compone. Poi, abbiamo un soggetto responsabilizzato dal governo, come Sergio D'Antoni, a seguire il Mezzogiorno e sul quale nutriamo buone aspettative data la sua conoscenza del fabbisogno di questa parte d'Italia». Cuneo fiscale. Riduzione a vantaggio di Confindustria o dei lavoratori? «Stiamo parlando di una contrazione di una parte di denaro che le imprese pagano ogni mese insieme allo stipendio percepito dai lavoratori. Questo è un fatto tecnico. Adesso bisogna avere il coraggio di limare sensibilmente questi coefficienti di cui siamo gravati affinché la differenza tra lo stipendio percepito dai lavoratori e quello pagato dall'impresa si riduca in modo tale che lo stesso lavoratore comprenda lo sforzo che fa l'impresa. O se preferisce, qual è il valore che l'impresa investe sul lavoratore. Dovendo scegliere, invece, in che modo si dovrà distribuire il costo o meglio quanto dovrà essere la parte da togliere al lavoratore e quanto all'impresa, penso che il modo più naturale è che fatto 100 il costo della riduzione del cuneo fiscale, due terzi andranno a beneficio delle imprese e un terzo dei lavoratori».