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Pollastrini (Pari opportunità): «Avanti». Bindi (Famiglia): «No, riflettiamo»

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È scontro infatti tra chi considera il tema delle unioni civili una «priorità» del Governo Prodi, e chi, non ne vuole sapere di riconoscerle e definirle giuridicamente. A far esplodere la polemica è stato Fausto Bertinotti che, intervenendo nel corso della trasmissione Porta a Porta, ha dichiarato: «Sono favorevole ai pacs, credo che siano una buona soluzione per il nostro Paese e se fossi in un governo monocolore della Prc li farei subito. Devo però riconoscere che il compromesso raggiunto nel programma dell'Unione è una buona cosa. Devo anche ammettere che siamo arretrati dal punto di vista del riconoscimento giuridico, abbiamo introdotto il riconoscimento dei diritti delle persone ma capisco che non è la stessa cosa. Adesso il legislatore deve tradurre questo compromesso. Le mie prerogative personali però sono le stesse che chiedono anche i movimenti gay». Le dichiarazioni del presidente della Camera hanno creato scompiglio fra gli uomini della maggioranza provocando una vera e propria spaccatura a poche ore dal giuramento dell'esecutivo del nuovo Governo mettendo l'una contro l'altra l'anima laica e l'anima cattolica della maggioranza. Da una parte c'è chi come il ministro della Famiglia Rosy Bindi invita a un compromesso e difende la famiglia intesa come unione fra uomo e donna affermando: «Sui pacs, più che vigilare, occorre riflettere tutti insieme. Ci caratterizzeremo come un governo che fa politica per la tutela delle famiglie italiane, che, come dice la Costituzione, è l'unione tra un uomo e una donna, anche se, all'interno di queste politiche, possiamo anche regolare civilmente i rapporti di diritti e di dovere di altre forme di convivenza». Questa è stata la linea indicata dal neo ministro Rosy Bindi, uscendo dal Quirinale dopo il giuramento del governo Prodi bis. «La parola pacs - evidenzia la Bindi - è meglio non utilizzarla». Mentre, invece, c'è chi come il neoministro per le Pari Opportunità Barbara Pollastrini sostiene che bisogna difendere e appoggiare i diritti di tutti. «Sono convinta che sul tema delle unioni civili si debba andare avanti con determinazione», ha affermato il ministro uscendo dal Quirinale appena dopo aver prestato giuramento per il nuovo Governo. Commentando le polemiche tra il presidente della Camera Fausto Bertinotti e il Vaticano a proposito il ministro per le Pari Opportunità ha dichiarato che «è un atto di serietà e di saggezza il rispetto dei diritti di tutti, non solo dei singoli ma anche delle coppie di fatto». «Chi crede nella famiglia - ha aggiunto - deve mettere al centro la persona. Rispettando i diritti di tutti si costruisce la coesione». A difendere le dichiarazioni di Fausto Bertinotti ci pensa Franco Grillini, deputato diessino. Il presidente onorario dell'Arcigay definisce «sacrosante» le parole del presidente della Camera e bolla come «incomprensibili» le dichiarazioni di quelli che, «dal mondo del fanatismo cattolico, pretendono che non si critichino le prese di posizione del Papa e del presidente della Cei su materie eticamente sensibili e all'esame del Parlamento italiano. A Grillini fa eco Vladimir Luxuria, parlamentare di Rifondazione comunista, che parla del riconoscimento delle unioni civili come «una "conditio sine qua non" nella prossima discussione sul tema. Non è assolutamente sufficiente il riconoscimento di diritti delle singole persone - ha detto Luxuria - perché lo Stato deve riconoscerci come coppia, non come due individualità separate. Poichè nel programma politico dell'Unione è resa pubblicamente la definizione di unione civile, sarebbe giuridicamente contraddittorio che non ci fosse il riconoscimento pubblico della stessa: definire è anche riconoscere».

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