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Nasce il Prodino schiavo dei ricatti dei cespugli

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Mastella strappa in extremis la Giustizia. La Bonino verso le Politiche Comunitarie, ma fissa condizioni

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Una notte per sciogliere gli ultimi nodi legati alla formazione del governo e sedare, in extremis, la rivolta dei «cespugli». Ieri sera, poco dopo le 20, Romano Prodi ha varcato l'ingresso dei suoi uffici in piazza Santi Apostoli per partecipare all'ennesimo vertice con gli stati maggiori di Ds e Margherita. Un vertice resosi necessario dopo che, per tutta la giornata, il Professore si era trovato a fronteggiare le obiezioni della Rosa nel Pugno (che continuava a chiedere la Difesa per Emma Bonino) e dei Comunisti Italiani che, a metà pomeriggio, avevano addirittura minacciato l'appoggio esterno. Ma, quando Prodi arriva a Santi Apostoli, subito dopo aver ricevuto l'incarico dal Capo dello Stato, ostenta sicurezza. «Gli ultimi nodi - dice ai cronisti - li risolveremo stasera. Non dovrebbero esserci gravi problemi residui». E sembra aver ragione visto che, da lì a poco, i «dissidenti» fanno retromarcia. Diliberto, per la verità, lo aveva già fatto annunciando un paio d'ore prime che il Pdci avrebbe partecipato alla compagine di governo. E, mentre l'Ulivo era riunito per le ultime limature, anche Emma Bonino ha inviato un segnale distensivo facendo sapere che era pronta ad accettare il compito ministeriale che le sarebbe stato proposto (Politiche Comunitarie con possibile delega al Commercio Estero) ma a patto che giungessero da Prodi «due elementi di chiarezza»: il primo riguardava gli otto senatori che la Rosa rivendica a palazzo Madama, il secondo la «presenza complessiva» del partito nell'esecutivo. Nel pomeriggio, invece, il Professore aveva già risolto il «nodo» Udeur che nonostante le dichiarazioni di facciata (anche ieri il Campanile è tornato a minacciare l'appoggio esterno) era riuscito a ottenere la poltrona di Guardasigilli per il suo leader Clemente Mastella. Così, alla fine però, il «Prodino», vittima dei ricatti dei «cespugli» dovrebbe avere la seguente composizione: Massimo D'Alema ministro degli Esteri e vicepremier; Francesco Rutelli ai Beni culturali e vicepremier; Tommaso Padoa Schioppa all'Economia; Giuliano Amato agli Interni; Arturo Parisi alla Difesa; Clemente Mastella alla Giustizia; Pierluigi Bersani alle Attività produttive; Alfonso Pecoraro Scanio all'Ambiente; Paolo De Castro alle Politiche Agricole; Giulio Santagata all'Attuazione del programma e Antonio Di Pietro alle Infrastrutture. Da quest'ultimo, però, dovrebbero essere spacchettati i Trasporti e si fa il nome dell'ex dirigente della Cgil Giampaolo Patta per i Comunisti italiani (che speravano, però, di portare Alberto Asor Rosa all'Università). Fin qui le poltrone «intoccabili». Per il resto si parla di Paolo Gentiloni alle Comunicazioni; Rosy Bindi alle Politiche della Famiglia; Beppe Fioroni in bilico tra Rapporti con il Parlamento, Affari regionali e Istruzione; Linda Lanzillotta all'Innovazione, Fabio Mussi all'Università; Livia Turco alla Salute; Barbara Pollastrini alle Pari opportunità. Quasi scontato l'ingresso del diessino Cesare Damiano al Lavoro (senza le Politiche sociali che vanno a Paolo Ferrero del Prc). E per un diessino che entra, ce ne è un altro che saluta. Goffredo Bettini, fino a qualche settimana fa in corsa per i Beni Culturali, ha ringraziato il segretario Fassino e si è tirato fuori dalle trattative in corso.

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