Incarico a Prodi E l'Unione litiga
Ma ho garantito che la scioglierò al più presto». Romano Prodi ieri è salito al Quirinale verso le 19, al termine della tornata delle consultazioni. Ne è disceso presidente del consiglio incaricato mezz'ora dopo. E già nella prima mattinata di oggi la riserva dovrebbe essere sciolta. «Sarà un governo equilibrato e solido, in grado di affrontare i problemi della politica e dell'economia e con la coesione necessaria al paese per garantire sviluppo sociale e ai giovani un futuro sereno» ha aggiunto subito dopo il colloquio con Napolitano. Poi, di corsa al vertice nel quartier generale dell'Unione «per sciogliere gli ultimi nodi» con gli altri leader della coalizione. «Adesso si incomincia con l'amministrazione quotidiana, a risolvere i problemi. Questa è la parte più bella della politica» ha dichiarato ai cronisti prima di scomparire nel palazzo di piazza Santi Apostoli. Prodi aveva annunciato di avere in tasca la lista dei ministri già dal primo pomeriggio («Se avrò l'incarico, il Governo c'è», aveva detto prima di salire al Quirinale). Ma in serata è stato necessario un altro vertice per sedare le ultime liti con i partiti più piccoli. «La coalizione è salda - aveva affermato dopo l'incontro con il capo dello Stato - ha affrontato in questi giorni prove complesse ma ha la forza e la coesione per costruire una squadra di governo». Il viavai delle consultazioni, che si è concluso nel tardo pomeriggio con Ciampi («maturerò i miei impegni da senatore a vita un poco alla volta») era iniziato alle 10 con i presidenti di Senato e Camera Marini e Bertinotti. Poi a far visita all'inquilino del Colle ecco i rappresentanti del gruppo misto del Senato Formisano (Idv) e Pallaro (Estero). «Abbiamo rappresentato al presidente l'opportunità e la necessità di procedere in tempi rapidi - hanno dichiarato - e lui ci ha rassicurato sulla necessità di sottoporre a Prodi l'introduzione di innovazioni tenendo conto degli eletti all'estero». A seguire, il gruppo misto della Camera. «Una più ampia e corresponsabile convergenza sulle riforme» ha auspicato il verde Marco Boato, salito al Colle con il deputato «latinoamericano» Riccardo Merlo e il leader Pri Giorgio La Malfa, che ha rilanciato l'idea di un governo di larghe intese («La gravità dei problemi da affrontare sconsiglierebbe una formula di governo a base parlamentare ristretta»). Dopo l'appoggio garantito a Prodi dagli Autonomisti della Val d'Aosta, è stata la volta della coalizione di centrodestra con la Dc-Nuovo Psi. «Preoccupazione» è stata espressa da Cirino Pomicino per «l'esiguità della maggioranza al Senato». No comment a fine consultazioni da parte di Maroni (Lega), così come per i rappresentanti della Cdl La Russa e Matteoli (An), D'Onofrio e Volontè (Udc), saliti al Quirinale insieme a Vito e Schifani (FI). Berlusconi è arrivato subito dopo, seguito dal senatore a vita Oscar Luigi Scalfaro. La delegazione più numerosa è stata quella dell'Unione: 13 i componenti, guidati da Finocchiaro e Franceschini. Poi, prima di Ciampi, è la volta di Cossiga: «Con l'elezione di questo galantuomo che è Napolitano e del mio amico Bertinotti oggi si è concluso un ciclo, l'era dell'egemonia della democrazia occidentale dominata dalla Dc» ha dichiarato.