Il totoministri travolge Prodi, è rivolta
Il Professore non riesce a chiudere la squadra. Tiene banco la lotta tra i «cespugli» e l'Ulivo
Domattina (forse già stasera), infatti, il Capo dello Stato dovrebbe affidare al Professore l'incarico di formare il nuovo governo e, a quel punto, tutto dovrà essere definito. Ma, come spesso accade in questi casi, con l'avvicinarsi del traguardo, i problemi sembrano essere aumentati. Al punto che ieri sera, interrogato dai cronisti, Prodi non ostentava più la sicurezza di alcuni giorni fa quando dichiarava soddisfatto di avere già la lista dei ministri in tasca. «Il governo - ha ricordato Prodi - non è mai pronto prima dell'ultimo minuto». Assicurando poi che l'Unione sarà pronta «prima dell'ultimo minuto», anche perché la lista dei ministri dovrà essere presentata «dopo che avrò ricevuto l'incarico». E a chi gli domandava se il vertice dell'Ulivo convocato ieri sera per dirimere le ultime questioni sul tavolo potesse essere risolutivo, si è limitato a ribadire: «Penso che faremo altri passi in avanti ma finché non ho l'incarico non posso certo formare il governo». Una posizione condivisa anche dal presidente Ds Massimo D'Alema: «Stasera non si fa il governo. Prodi non ha avuto l'incarico. Come fa a fare il governo prima... Ora si predisporranno le cose in modo che il presidente del Consiglio possa formare poi il governo nelle ore immediatamente successive all'incarico. Mica si fa prima il governo senza un incarico?» Pensare che quella di ieri, per il Professore, doveva essere una giornata decisiva. Incontri in mattinata con i «dissidenti» dell'Udeur e della Rosa nel Pugno (che nelle ultime ore hanno dato vita ad una vera e propria rivolta dei cespugli dell'Unione) e, in serata, vertice dell'Ulivo. Il tutto passando per la segreteria dei Ds che, in mattinata, doveva fare il punto della situazione. Invece tutto può ancora succedere e solo stasera, forse, si potrà scrivere la parola fine su quello che è ormai diventato un vero e proprio «valzer delle poltrone». Una cosa è certa, per Prodi non sarà una partita facile visto che la coalizione è ormai divisa in due fronti contrapposti: da un lato la diarchia Ds-Margherita, dall'altro i «cespugli». Proprio di questo, più che del prossimo ministro della Difesa, ha discusso ieri con il Professore Clemente Mastella che ha addirittura rilanciato il «lodo Spadolini». Cioè il meccanismo che prevedeva, «con la Dc forte al 40%, la metà dei ministeri alla Democrazia cristiana e l'altra metà ai contraenti dell'alleanza». Secondo il leader dell'Udeur (e anche per la Rosa nel Pugno), dovrebbe essere questo il metodo con cui Prodi dovrebbe suddividere gli incarichi nel prossimo esecutivo. Ma, dai due «azionisti di maggioranza» della coalizione non arrivano segnali distensivi. «Più che il lodo Spadolini occorre applicare il lodo della democrazia rappresentativa, nel senso che chi ha avuto più consensi ha il diritto a una maggiore rappresentanza nella squadra di governo» è stato il commento di Renzo Lusetti (Margherita). «Ovviamente - ha proseguito Lusetti - il ruolo dell'Udeur, come di tutti gli altri partiti dell'Unione, è fondamentale e significativo per la tenuta della maggioranza e la stabilità del governo, però non ci si deve mai dimenticare che l'Ulivo ha circa un terzo dei consensi nel Paese e che la Margherita ha eletto oltre 140 parlamentari». Parole che non hanno certo fatto piacere all'Udeur che, in serata, è tornato a minacciare l'appoggio esterno. Alla fine, perciò, potrebbe essere lo scontro tra «cespugli» e «parenti ingordi» (così Marco Pannella ha definito Ds e Dl) la chiave di volta attorno a cui far girare i delicati equilibri del governo. Al punto che c'è chi sostiene che, all'ultimo minuto, Quercia e Margherita potrebbero perdere un ministero a testa. Al momento le caselle «ballerine» sono quelle della Giustizia, dell'Interno e della Difesa. Caselle su cui pesa, come una «spada di Damocle», l'ex premier Giuliano Amato. Secondo le ultime indiscrezioni il «dottor Sottile» potrebbe ottenere la poltrona del Viminale strappando