Il direttore di Liberazione Piero Sansonetti
Certamente però non era antisemita. Era, questo sì, drammaticamente filo-palestinese, ma le due cose non coincidono». Così il direttore del quotidiano di Rifondazione Piero Sansonetti scrive in un'editoriale che sarà pubblicato oggi a proprosito della polemica accesa dalla vignetta di Enzo Apicella. Sansonetti conclude poi con un post scriptum: «Io non credo che esistano problemi tra Liberazione e la comunità ebraica. Se esistono, il modo migliore per affrontarli è quello di discutere insieme e in modo aperto. Sarebbe molto bello se una loro delegazione volesse venire a parlare con noi in redazione, o viceversa ci ospitasse in una sua sede. Potremmo anche organizzare un incontro aperto ai redattori di altri giornali». Ma nell'editoriale Sansonetti, prima di tutto ripercorre quanto accaduto. «L'ambasciatore israeliano Ehud Gol - spiega Sansonetti a proposito della vignetta - l'ha definita antisemita e vergognosa. Definizioni simili sono venute da alcuni rappresentanti delle comunità ebraiche italiane, dal mio amico Furio Colombo e da altri ancora. La vignetta rappresentava un campo di sterminio uguale a quello di Auschwitz, e sulla porta d'ingresso c'era scritto: "La fame rende liberi" (così come sulla porta di Auschwitz c'era scritto: "Il lavoro rende liberi"). Il riferimento, come è ovvio, era all'emergenza umanitaria in Palestina. Questa emergenza è provocata da varie cause, tra le quali principalmente la decisione dell'Europa di tagliare i fondi ai palestinesi, ma anche le politiche del governo israeliano». Secondo Sansonetti «criticare l'Europa, o gli Stati Uniti, o lo stesso governo israeliano, per le politiche anti-palestinesi che conducono, in nessun modo e seguendo nessun ragionamento, può risultare antisemitismo». Sulla vignetta della discordia è intervenuto, suo malgrado, anche il neopresidente della Camera ed ex segretario del Prc. «La sollecitazione al Presidente della Camera a pronunciarsi su una vignetta satirica pubblicata su un autonomo giornale come Liberazione, solo perchè quel quotidiano fa riferimento al partito a cui lo stesso Presidente della Camera è iscritto, è, con tutta evidenza, una forzatura. Tuttavia - si afferma in una nota dell'ufficio stampa del presidente della Camera, Fausto Bertinotti - non ho alcuna difficoltà a confermare un atteggiamento già avuto in altre occasioni simili. Penso che, in tempi difficili come quelli che viviamo per la convivenza tra le diverse culture e religioni, siano da evitare tutte le manifestazioni, comprese quelle satiriche, che vengono vissute come offensive dalle comunità cui si riferiscono. La reciproca accettazione di un limite imposto dall'esigenza di rispetto di storie e fedi, in questo caso quella ebraica, che fanno parte dell'intero patrimonio dell'umanità, è un bene comune che va tutelato». Una cosa, comunque, è certa: sono tempi duri per la satira.