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Gli ebrei bocciano D'Alema agli Esteri

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Ognuno ha il diritto di esprimere la sua opinione. Chiunque può criticare e chiunque può essere criticato, anche se sta per occupare una poltrona importante nel Consiglio dei Ministri, anche se quel dicastero è fondamentale per le relazioni fra l'Italia e altri Paesi. Nel caso specifico due: lo Stato d'Israele e quello della Palestina. Ma proprio per questo, critiche, valutazioni e giudizi potrebbero assumere un «peso» maggiore nelle scelte che il premier in pectore sta per fare sulla composizione della «sua» squadra. E il portavoce della comunità ebraica romana Riccardo Pacifici quello che pensa lo dice in modo chiaro, limpido, senza peli sulla lingua. Per lui il probabile ministro degli Esteri del governo Prodi, cioè il «lider Maximo» D'Alema, è «in prova». Le sue «simpatie» verso il mondo arabo sono note e gli ebrei lo attendono al varco per verificare il suo comportamento politico una volta alla Farnesina. L'ipotesi di Alberto Asor Rosa, storico che milita nella fila del Pdci di Oliviero Diliberto, al dicastero dell'Università e della Ricerca è invece addirittura improponibile. Perché Pacifici? «Innanzi tutto non metterei sullo stesso piano D'Alema e Asor Rosa...». In che senso? «Beh, sul presidente dei Ds agli Esteri siamo perplessi, anche se riconosciamo le sue capacità, la sua statura e la sua intelligenza...». Ma... «Ma la sua figura non è minimamente paragonabile a quella che emerge dagli aberranti scritti di Asor Rosa». Quelli in cui vi definisce una razza di persecutori? «Esatto. Fu lui a scrivere, nel 2002: Gli ebrei, da razza deprivata, perseguitata e decisamente diversa è diventata una razza guerriera, persecutrice e perfettamente omologata alla parte più consapevole e spregiudicata del sistema occidentale». Quindi? «Quindi mi chiedo come si può proporre, come ha fatto Diliberto, e come si può prendere in considerazione, come sembra sia facendo Prodi, la possibilità di dare un ministero a uno che scrive queste cose. Nostro dovere è ricordare a Prodi (che magari non lo sa) cosa ha scritto Asor Rosa. Poi, faccia quello che vuole. Ma non deve poter dire che non sapeva». Asor Rosa è l'unico che la pensi in questo modo? «No. Nel mondo universitario ci sono alcuni docenti che con le loro tesi deformano la storia del conflitto in Medio Oriente. E dare ad Asor Rosa un ministero così importante sarebbe riconoscere un emblema che ha prodotto nelle coscienze degli italiani un atteggiamento ostile verso gli ebrei». D'Alema, invece? «La sue posizioni sono completamente diverse, molto più elevate e meno spregiudicate». E pensate che, se e quando sarà ministro degli Esteri, riuscirà ad essere imparziale nella questione israelo-palestinese? «Auspichiamo che abbia un atteggiamento meno fazioso e che guardi al conflitto mediorientale avendo come obiettivi la nascita dello Stato palestinese e insieme la sicurezza d'Israele». In che modo? «Per esempio con una condanna piena e ferma del terrorismo suicida. E adoperandosi, come ha detto nel suo discorso il presidente Napolitano, nella lotta al terrorismo di matrisce islamica e nel dialogo con l'Islam moderato». Suona come un veto. «Non è un veto. Non ci permetteremmo di esprimere un veto. Ma ci riserveremo di giudicare nei fatti chiunque dovesse manifestare un atteggiamento contro Israele». È indubbio, tuttavia, che un vostro giudizio potrebbe avere un peso in questa fase di formazione della squadra di governo. «Ci limitiamo a dare il nostro contributo al dibattito anche rispetto agli impegni presi da molti esponenti del centrosinistra sui rapporti fra Italia e Israele. Se queste lancette dovessero tornare indietro, sarebbe per noi la constatazione amara del tradimento di tali impegni». Da parte di chi, in particolare? «Nel caso specifico, di Fassino e Rutelli. Voglio ricordare che, a gennaio, di ritorno da Israele, il leader della Margherita sottolineò che una delle poche cose buone fatte da Berlusconi riguardava la politica del suo esecutivo proprio nei confronti di Israele».

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