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Commissioni, duello tra Dini e Pera

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Il premio per il vincitore: la presidenza della Commissione Affari Esteri del Senato. È questo solo uno degli scontri in atto tra maggioranza e opposizione a palazzo Madama. E il pericolo di una sua conquista da parte dell'esponente del centrodestra potrebbe essere proprio la chiave di volta per costringere alla resa la maggioranza e rivedere la proposta di spartizione fatta dal centrosinistra. Se Pera, infatti, ne conquistasse la presidenza, un Massino D'Alema filo arabo, verrebbe fortemente condizionato dall'ex presidente del Senato le cui idee, come è noto, sono smaccatamente filo occidentali. Altra possibilità sul tappeto sarebbe l'affidamento all'attuale sottosegretario al Welfare, Maurizio Sacconi, della presidenza della Commissione Lavoro. Il centrosinistra, per evitare il muro contro muro con l'opposizione e conservare la guida delle più importanti commissioni permanenti del Senato avrebbe offerto alla Cdl, la presidenza di tre commissioni: Sanità, Difesa e Agricoltura. Una proposta che il centrodestra ha rinviato al mittente chiedendo la presidenza di cinque delle tredici commissioni permanenti, certo del fatto che se si dovesse andare allo scontro, la maggioranza avrebbe tutto da perdere. Conti alla mano, infatti, Prodi e compagni hanno la forza, giocando il tutto per tutto, per assicurarsi la presidenza di Affari Costituzionali, Giustizia, Bilancio e Telecomunicazioni. Le altre sarebbero oggetto di uno scontro che la maggioranza perderebbe. Di qui la necessità di concludere una intesa politica su quali Commissioni sarebbero a guida centrodestra e a chi sarebbero affidate. L'Unione, in tal modo, avrebbe la garanzia di non correre rischi su Commissioni che ritiene fondamentali mentre il centrodestra potrebbe scegliere i candidati migliori senza doversi affidare al gioco anagrafico dell'elezione, in caso di parità fra i due schieramenti, del parlamentare più anziano, anziché del più adatto al ruolo, e puntare su qualche commissione di peso. Non tutti nei due schieramenti sono comunque d'accordo sulla via della trattativa, ma i colloqui sono confermati da entrambi i fronti. «Penso - ha detto Vannino Chiti coordinatore della Segreteria Ds - che si debba aprire un confronto con le opposizioni per le presidenze di alcune commissioni di Camera e Senato, senza la volontà di escluderli come hanno fatto loro con noi. Devono avere responsabilità nella vita parlamentare, non solo nelle commissioni di Vigilanza o sui Servizi, ma anche in altre commissioni. Quali possano essere lo discuteremo insieme». Una possibile via d'uscita da questa possibile impasse potrebbe infatti avere una ricaduta anche alla Camera. Per completare la quadra, infatti, l'opposizione avanza una richiesta su cui la maggioranza non chiude, di una presidenza di commissione alla Camera, che i numeri escluderebbero, e di una commissione di garanzia, oltre a quelle tradizionalmente affidate alla minoranza: comitato parlamentare per i Servizi di informazione e sicurezza e per il segreto di Stato, commissione parlamentare per l'Indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi, giunta per le Autorizzazioni a procedere e giunta per le Elezioni. La guida dell'organismo bicamerale che dovrà monitorare l'operato e la gestione dei nostri servizi segreti dovrebbe essere affidata al ministro delle Attività produttive uscente, Claudio Scajola. Alla Vigilanza sul sistema radiotelevisivo dovrebbe andare invece Maurizio Gasparri, considerato l'uomo più attrezzato per contrastare eventuali tentativi di colpire il pluralismo del sistema televisivo. A Gasparri potrebbe però essere preferito l'ex ministro delle Comunicazioni Mario Landolfi, anche grazie alla benedizione di Gianfranco Fini che rinuncerebbe ad averlo al suo fianco per la riorganizzazione del partito di via della Scrofa. Non manca nella corsa un terzo papabile: Francesco Storace. L'ex presidente della Regione Lazio ha ricordato: «Prodi ha vinto in tutta Italia per 22 mila voti. Io nel Lazio per 37 mila...»

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