SI sta scrivendo il romanzo del governo e Romano Prodi lascia intravedere un sospirato happy end.
Gli «angeli custodi» del Professore ci saranno, lavoreranno con lui a stretto contatto a palazzo Chigi, proprio come aveva desiderato. «Quando si scrive un libro, non si rivela come andrà a finire ad ogni capitolo — ha commentato il leader dell'Unione con i giornalisti — questo è un romanzo, stiamo scrivendo i singoli capitoli. Il romanzo finisce bene ma non anticipo la fine». «D'altro canto — ha proseguito — non ho mai visto chiudere la composizione di un governo prima dell'ultimo giorno». Ma non tutto sembra essere filato bene nel vertice. Del mosaico di nomi che pazientemente Prodi e i suoi alleati stanno cercando di mettere insieme, girano due versioni: quella diellina sostiene che c'è un accordo sullo schema premier più due vicepremier; quella diessina dice in sostanza che si è vicini all'intesa che, tuttavia, non è stata ancora raggiunta. C'è di più: dalla parte della Quercia raccontano che per questo incarico non possono essere schierati i segretari o i leader di partito. Condizione che, implicitamente, metterebbe fuori gioco sia D'Alema sia Rutelli. A quanto si vocifera, la delegazione diessina avrebbe indicato il possibile candidato alternativo: si tratterebbe di Livia Turco. Un vero e proprio colpo di scena che la delegazione dei Dl, Rutelli in testa, avrebbe accolto con gelo. Dal cilindro diessino sarebbe poi uscita un'altra «sorpresa»: la richiesta che Giuliano Amato entri al governo come ministro dell'Interno e non in quota Ds. La replica dei rappresentanti della Margherita è stata a dir poco ferma. Amato sta benissimo alla Giustizia e fa parte dei 9 ministeri attribuiti, secondo gli accordi, alla Quercia. Rutelli e i suoi si sono detti «indisponibili» a trattare. Ci spettano 6 ministeri, sarebbe stata la reazione della Margherita, e non intendiamo cedere il Viminale, i Beni culturali e le Comunicazioni. Proprio sul ministero dei Beni culturali si sarebbe ingaggiato un braccio di ferro poiché, secondo quanto si è appreso da fonti dell'Unione, il dicastero dovrebbe essere assegnato a Goffredo Bettini, plenipotenziario diessino nella capitale molto vicino alle posizioni del sindaco Walter Veltroni. Una tassativa richiesta, divenuta ancora più pressante in concomitanza con lo svolgimento delle elezioni amministrative. Indicazioni che in parte collimerebbero con quanto sostenuto da fonti prodiane. Oggi, riferiscono, non si è discusso solo di vicepresidenze del Consiglio ma anche sull'assetto complessivo del governo. Ci sono stati «passettini in avanti ma niente di più». L'umore del Professore, a dispetto del sorriso ostentato di fronte a telecamere e giornalisti, non sarebbe dei migliori. La frase pronunciata da D'Alema all'uscita del vertice odierno («non abbiamo ancora il premier come volete che ci siano i vicepremier?) è stata considerata molto irritante ed è stata ritenuta come il corollario di una giornata assai difficile. Insomma, non viene interpretata certo come un segnale distensivo. Malgrado il proposito manifestato da Romano Prodi, che avrebbe intenzione di trascorrere oggi una giornata di relativo riposo, non è escluso che nel pomeriggio ci sia, invece, un nuovo incontro tra Ds e Margherita. L'intenzione del Professore è comunque quella di chiudere la partita prima di domani, giorno in cui Giorgio Napolitano salirà al Colle più alto e avverrà al Quirinale il cambio della guardia con Carlo Azeglio Ciampi. Ma il Professore fino alla composizione ultimata della squadra di governo sarà alle prese con i «mal di pancia» dei partiti più piccoli che continuano ad alzare la voce contro un Ulivo che, secondo loro, sta facendo man bassa di poltrone. Il tempo però stringe e ieri l'undicesimo presidente dela Repubblica,arrivando all'Auditorium di Roma per assistere al Don Giovanni di Mozart ha confermato che martedì sarà il giorno in cui partiranno le consultazioni per la formazione del governo.