Napolitano, primo schiaffetto al Professore
Porterà al Quirinale due cose: la sua lunghissima esperienza di deputato, che è stata «decisiva per la mia formazione», e il suo attaccamento alle istituzioni parlamentari. Napolitano lo ha assicurato a 48 ore dall'insediamento nell'ultimo impegno pubblico da senatore a vita: una piccola cerimonia pubblica per prendere commiato dai collaboratori che per due anni lo hanno coadiuvato nell'incarico di presidente della Fondazione della Camera dei Deputati. Cerimoniere l'ex presidente della Camera Pier Ferdinando Casini, che ha colto l'occasione per augurargli «sette anni di successo e di serenità», per accantonare le «asprezze» della campagna elettorale e per riaffermare il principio della pari dignità degli esponenti di tutte le forze politiche, di maggioranza e di opposizione, a occupare le più alte cariche istituzionali. Accenti concilianti, ben diversi da quelli usati da altri esponenti della Casa delle Libertà. Musica per le orecchie del neo presidente, che non ha nascosto l'emozione per l'alta responsabilità di cui è stato investito, né il travaglio interiore in vista delle scelte che lo attendono e che ha ben presenti. Innanzi tutto, il discorso di insediamento, per il quale c'è grande attesa e che, secondo quanto ha detto stamani il presidente, in tono scherzoso, non sarà breve. Appaiono sempre più chiari gli assi portanti della sua azione politica nel corso del settennato che gli si va spalancando di fronte. Il Parlamento sarà la bussola, l'Europa e l'europeismo la meta finale. In mezzo, nel tragitto, il neo Capo dello Stato si sforzerà di riunire. riunificare, far dialogare le parti. Tenere unito il Paese. Insomma, sarà un settennato che si preannuncia in continuità (almeno politica) con il suo predecessore Carlo Azeglio Ciampi. L'altro adempimento, contestuale, la formazione della squadra di lavoro che lo affiancherà al Quirinale. Al momento, Napolitano ha riempito solo la casella del segretario generale (sarà Donato Marra) e ha lasciato intendere che per l'ufficio stampa Pasquale Cascella rimane il più accreditato. Terzo impegno del presidente, definito temporalmente solo in serata, le consultazioni per la formazione del governo: avranno inizio martedì. L'incarico a Romano Prodi potrebbe arrivare a partire da giovedì. Uno schiaffetto, dunque, visto che il Professore aveva inizialmente reclamato l'incarico nel fine settimana. Ed era stato spalleggiato anche domenica: l'incarico si può dare domenica. Poi aveva chiesto martedì, poi mercoledì. se tutto va bene si deve accontentare di giorvedì. Ieri in pubblico Napolitano è apparso sereno, rilassato, sicuro di sè, autoironico. Ha parlato a braccio. Ha scherzato sulla sua proverbiale pignoleria, senza negarla. È andato incontro ai quirinalisti e alla piccola folla che si era fermata per strada per salutarlo. Ma ha anche cominciato a mettere i puntini sulle «i». Ad esempio, ha smentito, come aveva già fatto nel 1997, la «leggenda giornalistica» secondo cui avrebbe scritto poesie in napoletano sotto pseudonimo: «Non ha mai scritto poesie, nè in napoletano nè in italiano nè in alcuna altra lingua», ha puntualizzato una nota. Ieri mattina, inoltre, ha compiuto una visita che sentiva doverosa. È andato a trovare a casa Antonio Giolitti, dieci anni più anziano di lui, al quale si sente molto legato. Erano insieme nel Pci, nel 1956, durante i fatti d'Ungheria. Giolitti condannò l'intervento sovietico in dissenso col partito e poi lasciò il Pci. Napolitano restò, maturando successivamente convinzioni che hanno riavvicinato i due vecchi compagni, ritrovatisi insieme nel Pci, nel 1987, quando lo strappo con Mosca era ormai compiuto e la nuova identità era quella del socialismo europeo. Del 1956 resta il ricordo doloroso di una ferita che divise la sinistra. Una ferita da tempo rimarginata, ma non si esclude che Napolitano possa parlarne domani alla Camera. Certamente parlerà delle radici e della solidità della nostra Costituzione, sulla quale presterà giuramento di fedeltà. È indicativa la scelta di inviare un mess