Formigoni in campo: «Una nuova Cdl»

Roberto Formigoni torna in campo. E torna sulla scena politica nazionale. Il governatore della Lombardia ha rimesso piede in Parlamento in occasione dell'elezione dle presidente della Repubblica. Ha riassaporato il profumo dell'aula di Montecitorio che gli mancava un po'. Ha fatto incontri, ha ristretto mani, ha riallacciato rapporti, si è limitato a fare poche e misurate dichiarazioni. E soprattutto non ha sciolto la riserva: resterà senatore o rimarrà fare il presidente della Lombardia, carica che ricopre da undici anni. Tornato a Milano, si è lasciato andare in un intervento a Radioformigoni, la sua emittente: «Il tema centrale dei prossimi mesi deve essere la riorganizzazione della Casa della Libertà», avverte. «Il centrodestra esiste in Italia dal 1994, nel sistema bipolare, e ha avuto in questi anni alterne fortune: ha governato per qualche anno ma è anche stato all'opposizione molto di più. E purtroppo lo sarà ancora nei prossimi anni. La domanda da cui dobbiamo partire è dunque come mai, in un Paese in cui l'opinione pubblica è a maggioranza moderata, i partiti di centrodestra vincono solo in alcuni momenti». Formigoni traccia un'analisi degli ultimi dieci anni: «Nel '96 perdemmo perché non si seppe fare unità con la Lega: del resto dividere il campo dei moderati fa sempre perdere. Abbiamo riperso ora nel 2006 quando pure il campo era unito. È indubbio che rispetto alle potenzialità del centrodestra, in un Paese che non si è mai voluto consegnare alla sinistra e dove i moderati sono la maggioranza, qualcosa non funziona se i partiti di centrodestra non riescono a intercettare e organizzare la forza straordinaria di questo popolo». Il presidente della Regione Lombardia parlato anche della campagna elettorale appena conclusa: «Se siamo arrivati al pareggio è stato grazie a una straordinaria capacità di recupero della Cdl e di Berlusconi in primis in campagna elettorale. Berlusconi è una vera macchina da guerra in campagna elettorale ma mi chiedo come mai si sia perso così tanto terreno in precedenza. Se mi si concede una metafora ciclistica nelle giornate della corsa rosa direi che abbiamo recuperato con una volata strepitosa ma abbiamo perso il titolo mondiale per tre cm. Purtroppo nei 200 chilometri precedenti avevamo sprecato energie, avevamo accumulato ritardo con una condotta di gara inaccettabile». Il governatore lombardo pizzica un po' i capi del centrodestra sulle ragioni della sconfitta: «Avevamo perso in tutte le elezioni precedenti, dal 2001 ad oggi, e questo ci ha fatto partire con uno svantaggio di 10 punti. Qualche problema bisogna porselo: chi fa l'uomo politico non rappresenta se stresso ma un popolo, rappresenta gli ideali e gli interessi di quel popolo e c'è dunque da chiedersi se l'attuale centrodestra ha sempre rappresentato al meglio questi ideali. Le urne hanno confermato che con il centrodestra non ci sono soltanto la Lombardia e il Veneto, ma tutto il nord e regioni importanti del centro e del sud come il Lazio, la Puglia e la Sicilia. I leader e i loro partiti si sono mossi nel migliore dei modi per portare a casa la vittoria?». Formigoni sottolinea l'urgenza di analizzare l'esito del voto: «È finita l'illusione che la politica sia l'unico mestiere al mondo in cui è più bravo chi non ha esperienza. Contro di noi c'è uno schieramento che presenta fior di professionisti della politica e la politica è uno dei mestieri più complicati al mondo: è importante studiare, approfondire, ma bisogna anche esserci portati se si vuole vincere». E ancora: «Quando fai politica devi difendere gli ideali, le idee e gli interessi del tuo popolo con una grinta, una capacità, una voglia straordinarie. Come si arriva a questo? Organizzando scuole di formazione e avendo gente che sappia fare politica per servire, al meglio, il proprio popolo». Formigoni fa capire che bisogna accelerare, magari con un'iniziatiava dopo amminitrative e referendum su devolution: «Dovremo aprire un'analisi profonda, senza sconti a noi stessi