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Dopo la vittoria nella partita dei vicepremier Rutelli potrebbe lasciar libero quel ministero

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Il parlamentare Ds negli ultimi giorni era stato tagliato fuori dalla squadra dell'esecutivo dalla scelta di Francesco Rutelli di occupare la poltrona di ministro per i Beni Culturali. Bettini — che era stato «sponsorizzato» con Prodi da Walter Veltroni — da parte sua era stato chiaro: entro solo per quel ministero, gli latri non mi interessano. Per questo la mossa dell'ex sindaco di Roma lo aveva lasciato amareggiato, così come il resto della dirigenza del Botteghino. Ieri, invece, la candidatura di Bettini potrebbe aver ripreso miracolosamente quota grazie al gioco dei vicepremier. Se la Margherita ha ottenuto il secondo «vice», battendo la resistenza dei Ds e soprattutto di Massimo D'Alema, la Quercia potrebbe aver avuto in cambio un «passo indietro» da parte di Rutelli per il ministero dei Beni Culturali. E su quella poltrona potrebbe finalmente andare Goffredo Bettini. Quella di Bettini potrebbe però non essere l'unica novità di ieri. Clemente Mastella, secondo alcuni, avrebbe rinunciato a porre un diktat sul ministero della Difesa, chiedendo però in cambio due posti. Una decisione che potrebbe aprire la strada a quel ministero a Emma Bonino. E in un'ipotesi di questo tipo rientra anche il commento del segretario del Pdci Oliviero Diliberto, per nulla felice che l'esponente dei radicali vada a prendere quel posto: «La pretesa della Rnp di occupare con Emma Bonino il ministero della Difesa è inaccettabile, un intollerabile schiaffo all'intero movimento pacifista. Noi comunisti italiani non abbiamo fatto e continueremo a non fare questioni di poltrone nella formazione del nuovo governo, infatti abbiamo candidato personalità esterne al nostro partito ma di grande rilievo e competenza. Siamo tuttavia molto interessati — ha continuato Diliberto — ai contenuti programmatici del governo di cui faremo parte. Per tanto, soprattutto in materia di politica estera e di difesa noi giudichiamo inaccettabile che gli incarichi vengano assunti da chi è contrario al ritiro immediato delle truppe italiane dall'Iraq come scritto nel programma dell'Unione». Parole che hanno provocato subito la replica di Marco Pannella: «Con le dichiarazioni di Diliberto, comincia finalmente a farsi un po' di chiarore in quel che altrimenti rischiava di apparire incomprensibile nella formazione del governo e nell'Unione. Quel che Diliberto sbotta stasera a proclamare è sicuramente quel che da alcune altre parti, al di sopra di ogni sospetto, si vuol far pesare. Ho sempre sospettato che questo, e altro che deve ancora venir fuori, pesasse sulla libertà e sulla serenità di Romano Prodi». Per Pannella, «forse sarebbe il caso che lunedì mattina, invece della sola riunione del direttorio dell'Ulivo, si riunisse l'Unione, alla presenza di tutti i soggetti politici che ne fanno parte. Così si potrà guadagnare un importante attimo di trasparenza democratica, anziché andare avanti, o piuttosto indietro, in una gestione oligarchica e partitocratica che si tenta manifestamente di imporre al presidente Prodi». Ma quella su Emma Bonino non è stata l'unica polemica innescata dai Comunisti Italiani. Manuela Palermi, capogruppo Pdci-Verdi in Senato, ha attaccato «l'occupazione» da parte dei Ds e della Margherita. «Dalle prime indiscrezioni si profila una intollerabile occupazione di tutti i dicasteri che trattano di cultura, scuola, università, ricerca e comunicazioni, da parte di un solo gruppo parlamentare: l'Ulivo. Si tratta di una inaccettabile omologazione della gestione della cultura e del sapere italiano ad un'unica idea moderata. Il Pdci non ha mai fatto problemi di poltrone, ma siamo attenti alle idee e ai programmi. Chiediamo a Prodi di essere almeno minimamente coerente con gli impegni per il pluralismo culturale che ha assunto nel momento in cui ha accettato di guidare una coalizione articolata e plurale come l'Unione».

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