Monta il caso Letta, resta fuori dai giochi
Il giovane responsabile economico della Margherita è entrato in rotta di collisione con Rutelli. Questione di poltrone, un rebus difficile da risolvere. O almeno Rutelli lo avrebbe già risolto ma non nel modo che il giovane Enrico, 40 anni il prossimo 20 agosto, si aspettava. Letta considerato l'astro nascente del centrosinistra rischia di restare al palo. L'altro giorno ha avuto un acceso confronto con Rutelli in cui ha detto chiaro e tondo che non intende rimanere a guardare nella spartizione dei ministeri. Lui, che è stato ministro dellì'Industria, non può restare alla porta. Rutelli gli avrebbe fatto capire che gli avrebbero destinato la guida di una Commissione perchè la priorità è quella di risolvere il nodo dei Ds e poi ci sono gli altri alleati che mordono il freno e che non si possono lasciare a bocca asciutta. Un discorso molto elegante ma che Letta non digerisce. E che ha quasi il sapore di una resa dei conti all'interno della Margherita. Dentro i Dl spiegano che pesano ancora gli attriti dello scontro tra la componente legata a Rutelli e quella più vicina a Prodi che fa capo a Arturo Parisi. Nel braccio di ferro dello scorso autunno, Letta ha fatto lo sbaglio di non prendere con decisione una posizione. Insomma un tentennamento che ora gli verrebbe fatto pagare. E dire che Letta in questi anni di opposizione ma anche quando stava al governo, ha saputo costruire una rete di rapporti blasonati. Gode del favore non solo del segretario della Cisl Raffaele Bonanni ma soprattutto di ampi strati del mondo industriale a cominciare dal presidente della Confindustria Luca di Montezemolo. Questo lo vedrebbe bene al ministero del Welfare per bloccare qualsiasi tentativo di demolire la legge Biagi. Inoltre Letta ha ampie entrature oltre Tevere e con ambienti cattolici. Con questo bagaglio alle spalle il giovane Enrico pensa di avere tutte le carte in regola per aspirare a un posto di visibilità nel governo. Ma per la poltrona del Welfare ben altri appetiti si sono scatenati e anche il ministero delle Attività Produttive sarebbe già stato appaltato. Nei giorni scorsi c'era anche chi per Letta pronosticava un passaggio del testimone con lo zio, come sottosegretario alla presidenza del Consiglio. Il suo nome era spuntato quando si era parlato del progetto di Prodi di dotarsi di tre sottosegretari in rappresentanza dei partiti maggiori della coalizione. Ma sembra che anche questa eventualità sia piuttosto debole. In pole position c'è Ricardo Franco Levi, braccio destro di Prodi.