di FABRIZIO DELL'OREFICE EUROPA, meridionalismo, cultura, partiti.

Lima, corregge. Ma gli assi portanti sembrano definiti. Seppur, sulle frasi e sugli stessi argomenti, resta uno strettissimo riserbo. Come è ovvio. Tuttavia l'architrave dovrebbe essere quella e potrebbe in parte essere scoperta quando stamattina saluterà - con Pier Ferdinando Casini - la Fondazione Camera che ha presieduto dalla sua nascita. Il nuovo presidente della Repubblica anzitutto si dovrebbe soffermare sul ruolo dei partiti. E darà prova di indipendenza soprattutto nei confronti della sua formazione politica di provenienza, alla quale è iscritto ormai dal 1945. Proprio ieri mattina, Napolitano ha ricevuto Piero Fassino («Un incontro di lavoro», ha detto un po' goffamente il segretario dei Ds), al quale ha restituito la tessera del partito. Ma il neo Capo dello Stato potrebbe andare anche più alla radice. Spiega Andrea Geremicca, un vecchio amico e compagno di strada di Napolitano (era nel suo ufficio al momento dell'elezione): «Del discorso ufficiale non so e comunque non parlo. Ma di certo un vero e proprio assillo di Giorgio negli ultimi anni è stato non solo il rapporto tra partiti, ma anche il rapporto tra partiti e società. Anzi, in più di un'occasione ha parlato di un'eccessiva autorefenzialità delle formazioni politiche, di un rinchiudersi su se stessi. E dunque di una distanza tra partiti e il mondo attorno. E ha esortato i partiti a riascoltare i cittadini». Potrebbe essere dunque questo il primo passo verso una maggiore pacificazione nazionale. Chi si aspetta qualche passo in più verso un maggiore dialogo tra le due parti rischia di rimanere deluso. Certo, ci sarà il solito appello presidenziale, ma al momento il nuovo Capo dello Stato non pensa a ulteriore passi concreti. D'altro canto ha sette anni davanti. Piuttosto nella sua prima prolusione da presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano si richiamerà all'Europa, all'europeismo anche come segno di continuità con il suo predecessore Carlo Azeglio Ciampi. Umberto Ranieri, deputato Ds, il vero pupillo di Napolitano (anche lui ha fatto visita al presidente), sottolinea come «la chiave per intendere la linea di politica estera per la quale Giorgio Napolitano ha lavorato e si è battuto è l'europeismo. E l'europeismo - aggiunge - sarà probabilmente l'elemento di maggiore continuità con la presidenza Ciampi». «L'impegno politico e intellettuale di Napolitano sui temi di politica estera - evidenzia ancora Ranieri - è stato intenso sia negli anni in cui ha avuto responsabilità di primo piano nel Pci sia nella fase successiva, quella del Pds e poi dei Ds». Ci sarà, nel discorso del presidente, un messaggio rassicurante agli Stati Uniti e in generale rivolto all'estero visto che quasi tutti i giornali stranieri hanno sottolineato, al momento della sua elezione, la provenienza comunista. Napolitano «ha avvertito il rischio - sono ancora le parole di Ranieri - che a prevalere nella sinistra italiana fosse un pregiudiziale sentimento anti-americano e si è sempre impegnato perché si facesse strada una valutazione equilibrata della società statunitense, contrastando giudizi liquidatori e prevenuti sulla democrazia di quel Paese, e crescesse la consapevolezza dell'importanza del rapporto tra Usa ed Europa al fine della stabilità del mondo contemporaneo». Geremicca conferma: «Quando è uscita la sua autobiografia mi ha scritto una dedica che suona così: "All'amico e al compagno di anni lontani con il quale ho condiviso il comune impegno europeista". L'Europa è stato il faro della sua politica. E l'Europa coniugata con il Mezzogiorno, perché in fondo il Mezzogiorno può riprendersi se recupera la sua dimensione europea». Napolitano sta preparando anche un appello a volare alto, rivolto a tutti al di là delle appartenenze. E sarà un invito a crescere soprattutto culturalmente, a non fermare mai la spinta ad arricchirsi. Insomma, qualcosa di non tipicamente rituale. Ma anzi, uno slancio ad andare oltre.