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L'Unione cerca un modo per sopravvivere al Senato

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Nessuno spiraglio tecnico, infatti, pare aprirsi per favorire il cammino della maggioranza: le vie di uscita dallo stallo, qualora ve ne fossero, sembrano essere legate solo alla dialettica politica e ad accordi bipartisan. O alla speranza che il centrodestra si sfaldi. Con i numeri che il centrosinistra ha a palazzo Madama è infatti impossibile cambiare il regolamento del Senato per rendere meno stringenti le norme sul numero legale. Impossibile anche razionalizzare i lavori dell'Aula dando vita a sessioni basate su un'alternanza tra assemblea e commissioni, per ovviare agli svantaggi di una risicatissima maggioranza. E impensabile incrementare il ricorso a leggi delega per limitare al minimo il passaggio tra le forche caudine del Parlamento. Arrivare a modificare il regolamento del Senato sarà infatti un'operazione molto difficile che potrebbe essere realizzata solo dopo una lunga opera di mediazione con l'opposizione visto che il presidente Franco Marini, appena eletto, ha tenuto a precisare la sua intenzione di evitare al massimo gli scontri frontali. E il colpo potrebbe riuscire solo al termine di una sanguinosa battaglia visto che, in base all'articolo 167 del regolamento di Palazzo Madama, è necessario il sostegno della maggioranza assoluta dei componenti dell'Aula per modificare il regolamento. E l'elezione del presidente del Senato ha dimostrato come sia difficile per il centrosinistra raggiungere il quorum di 162 voti. Quanto all'idea di alternare nel calendario di palazzo Madama le settimane dedicate alle commissioni con quelle dedicate all'Assemblea, il regolamento del Senato già prevede all'articolo 53 questo tipo di programmazione che è stata sperimentata alla fine degli anni Ottanta, finendo poi in soffitta per la necessità di dare precedenza all'approvazione dei decreti legge in scadenza. E comunque una simile strategia non risolverebbe il problema del numero legale che dovrà essere assicurato non solo in assemblea ma anche nelle commissioni. Non sembra, infine, che il ricorso intensivo a leggi delega possa risolvere le grane dell'Unione: un simile mezzo può essere usato sporadicamente per intervenire su alcune materie. È invece improbabile che una maggioranza possa abusarne, magari blindando le votazioni in Senato con il ricorso a maxiemendamenti, contingentamenti dei tempi e questioni di fiducia, che hanno dimostrato tutta la loro efficacia nella passata legislatura. Ma che, in fin dei conti potrebbe rivelarsi un boomerang in base agli attuali rapporti di forza. Resta infine un problema finanziario da risolvere. Un problema che riguarda l'Ulivo più che l'Unione nel suo complesso: si debbono modificare le regole riguardanti il finanziamento dei gruppi parlamentari, evitando il danno che deriverebbe alla fusione di Ds e Margherita dalle attuali norme, in base alle quali il sostegno economico offerto dalle due Camere decresce con il crescere della consistenza dei gruppi, favorendo le formazioni più piccole.

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