di MAURIZIO GALLO «OPPORTUNO e giusto».

A pronunciarli è stato Piero Fassino. Fino a poche ore prima il Botteghino sembrava contrario all'ipotesi del dottor Sottile nella squadra del Professore. Non accettavano che andasse a Palazzo Chigi in quota Ds. Ieri invece, il loro segretario, lo ha «sdoganato»: «Che Amato possa essere ministro di questo governo per ricoprire ruoli altrettanto delicati e importanti è cosa che non solo è ovvio considerare ma anche una scelta che io riterrei molto opportuna e molto giusta», ha detto. E non sarebbe una sorta di risarcimento, ha aggiunto Fassino, perchè «quando si arriva ad essere una figura con il profilo di Amato non si ha bisogno di qualche incarico per essere di più o di meno». Ma un'altra notizia «di giornata» si cela dietro le parole del segretario del Botteghino, che sempre ieri ha affermato: «Se Massimo D'Alema farà il ministro degli Esteri, lo farà in modo eccellente». Il secondo «nodo» del nuovo esecutivo, infatti, riguarderebbe il presidente dei Democratici. Un uomo che ha già fatto due eleganti passi indietro grazie ai quali finora si è guadagato solo dichiarazioni di stima, ma nessuna poltrona. In base alle indiscrezioni Fassino non farà parte del team prodiano e, quindi, D'Alema avrebbe via libera per la Farnesina. Senza però ottenere il vicepremierato. Anzi. Il Professore potrebbe non avere alcun vicepresidente al fianco, anche perché un «duetto» Rutelli-D'Alema sarebbe poco probabile, visto che il vice del premier è per consuetudine il segretario di un partito forte della coalizione. E il segretario dei Ds è Fassino. Proprio lui avrebbe fatto questa proposta a Prodi, osteggiato dal leader della Margherita che, invece, al fare il «braccio destro» del presidente del Consiglio ci terrebbe assai. Altre due «mini-novità» riguardano il numero dei ministeri, che dovrebbero essere 24 (cioè quanti quelli di Berlusconi, senza ulteriori scorpori) e la data in cui la lista dei ministri verrà completata, che fonti ben informate indicano in lunedì, il giorno del giuramento di Napolitano. Per il resto è il solito balletto delle poltrone. Amato, «incassato» il «no» di Antonio Di Pietro per il dicastero della Giustizia, potrebbe andare agli Interni. Nello «scassaquindici» provocato da questa mossa, sarebbe Arturo Parisi a trovare «domicilio» in via Arenula. Il valzer ministeriale, poi, potrebbe vedere Franco Danieli (Margherita) ministro degli italiani all'estero; Turco (insieme a lei ci sarebbero altre due donne Ds nell'esecutivo) o Fioroni (Margherita) alla Sanità; Gentiloni (Margherita) o Di Pietro (IdV) alle Comunicazioni; Marco Ferrero (Prc) al Lavoro (ieri il segretario di Rifondazione ha usato il plurale, parlando di «ministeri»); Mussi (Ds) o Pecoraro Scanio (Verdi) all'Ambiente; Bindi (Margherita) all'Istruzione. Ma in un valzer che si rispetti le coppie «girano». E le due uniche certezze sono Tommaso Padoa Schioppa all'Economia e Pierluigi Bersani alle Attività Produttive.