Udc, in nove si smarcano
È resa dei conti. Cesa: serve un ufficio politico
Ma nove dell'Udc hanno votato per Giorgio Napolitano. Nove, forse dieci. Sui sessantadue espressione del partito di via Due Macelli e aventi diritto all'elezione del presidente della Repubblica. Al massimo dieci, ma non di più, stando almeno alla conta effettuata all'interno del partito. Un piccolo gruppo che tuttavia ha seguito Marco Follini e Bruno Tabacci. A cui va aggiunto oramai l'ex vicesegretario nazionale Mario Tassone allineato con i folliniani. Poi ci sono delegati regionali, qualche deputato e senatore. Una piccola truppa che sarà il nucleo di quella che si va profilando come opposizione interna. Che già sta preoccupando i vertici del partito al punto che il segretario Lorenzo Cesa spiega che «nei prossimi giorni convocherò un ufficio politico per discutere alcuni atteggiamenti e sul modo di lavorare all'interno del partito». Anche se sarà difficile prendere provvedimenti interni perché Pier Ferdinando Casini ha scelto una linea dorotea: non si vota Napolitano perché altrimenti si spaccherebbe la Cdl, ma è un «errore». Ed è proprio nella subordinata che Casini si è tirato un masso sui piedi. Passa per il traditore agli occhi degli alleati del centrodestra anche se lui è stato fedele. E si ritrova i folliniani più che mai agguerriti che però non possono essere messi sott'accusa perché hanno votato Napolitano, ovvero di non essere incorsi in quello che lui stesso aveva definito un «errore». Errore che invece il leader dell'Udc e il suo segretario hanno volutamente commettere, tanto è vero che si sono infilati nel catafalco nel quale si votava e ne sono usciti rapidamente, quasi plasticamente a raffigurare il fatto che non avevano avuto il tempo nemmeno di mettere un nome sulla scheda. A Casini non resta che sbandierare una piccola vittoria: quella di aver, a loro avviso, scongiurato l'occupazione delle istituzioni da militanti della sinistra. Tanto è vero che l'ex presidente della Camera già di primo mattino, prima dlelo scrutinio decisivo, affermava: «L'Udc voterà scheda bianca iava prima dello scrutinio decisivo, ma il partito ha espresso apprezzamento unanime per Napolitano: a volte anche un metodo sbagliato come quello utilizzato dalla sinistra può dare un buon risultato». Resta il fastidio nei confronti di Gianfranco Fini. I fedelissimi di Casini ieri in Transatlantico erano piuttosto ironici: «È andato al conclave del suo partito con una linea e per poco non lo buttavano di sotto». Contestando quindi il fatto che la destra aveva fatto asse contro Berlusconi e pro-Napolitano. Un asse che è venuto a mancare al primo ringhiare del Cavaliere.