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Rutelli e Fassino si prendono l'Unione di Prodi

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Già perché a esultare sono soprattutto Piero Fassino e Francesco Rutelli, mentre D'Alema, lo sconfitto, deve ora fare i conti con chi lo ha tagliato fuori dalla corsa al Quirinale. Sono Fassino e Rutelli insomma i veri vincitori della partita, col segretario Ds che, mentre l'emiciclo della Camera si limitava ad applaudire subito dopo lo spoglio dei voti il neopresidente, si agitava in un dimenarsi di braccia levate al cielo. Roba che neanche Marco Tardelli dopo il gol alla Germania nella finale Mundial del 1982... Fosse fosse che quel Picconatore che al secolo risponde al nome di Francesco Cossiga abbia fatto centro per l'ennesima volta? Ma cosa aveva detto il presidente emerito della Repubblica uscendo da Montecitorio? Semplice: Massimo D'Alema, secondo Cossiga, sarebbe stato fatto fuori dal «fuoco amico». «Gli intrallazzi di basso profilo di due ragazzotti (Rutelli e Casini) hanno silurato la candidatura di Massimo D'Alema, pur avendo prodotto un buon risultato: l'elezione di Napolitano». Quindi, Cossiga dà un consiglio a Prodi e a D'Alema: «Spero che Prodi vorrà risparmiare al ministero dell'Interno, quello che fu di Giolitti, Nitti, Romita, mio e di Napolitano, l'affronto di mettergli alla testa uno dei "furbetti di Montecitorio", cioè Francesco Rutelli, uno che tramava contro un suo compagno di coalizione. Mi auguro ora che il futuro di D'Alema sia quello della vendetta e io sarò al suo fianco per dargli acuti consigli sul modo di vendicarsi. E credetemi, io di vendette sarde me ne intendo...» Parole in libertà? Mica tanto. Piero Fassino fu il primo a dare una spallata alla candidatura del proprio presidente in un'intervista rilasciata a Il Foglio. Una cadidatura, quella di D'Alema, voluta e resa palese prima di convergere su Napolitano per bruciare il leader della Quercia o semplicemente per agitare le acque? Non si saprà mai. Si sa, però, della gioia provata da Fassino all'elezione di Napolitano. Si sa del dualismo tra i due massimi dirigenti dei Ds, in conflitto ormai palese per la guida del partito. Con Fassino sotto critica per i non proprio esaltanti risultati elettorali della Quercia e con altri leader che incalzano. Anche Rutelli, come il segretario Ds, è in difficoltà: la Margherita è uscita ridimensionata dalle Politiche di aprile. La Cdl, per bocca di Berlusconi, non ha mai fatto mistero di considerare proprio D'Alema l'unico leader del centrosinistra. Così come non è un mistero - Cossiga lo ha ribadito - quanto Rutelli si sia avvicinato al mondo cattolico, che non avrebbe mai voluto «Baffino» sul Colle. Possibile che i due, Rutelli e Fassino, abbiano giocato un brutto tiro all'ex presidente del Consiglio? Perché no. D'altro canto non sarebbe la prima volta. La resa dei conti nell'Unione è già cominciata.

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