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Il Cav non ci sta a lasciarla vinta ai centristi e cambia linea «Anche gli elettori dell'Udc non capirebbero il voto a un Ds»

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Quei titoli a tutta pagina che davano per fatto l'accordo con l'Unione di Prodi sulla candidatura di Napolitano al Quirinale lo hanno fatto andare su tutte le furie. A mandarlo in bestia non c'era solo il sospetto dell'inciucio ma anche il fatto che la presunta intesa lui l'avrebbe subìta. Ovvero che l'operazione Napolitano rientrava nei soliti giochi Casini-Rutelli. Insomma, Berlusconi sotto scacco dell'Udc. È questo il quadro che il Cavaliere ha avuto davanti. E dire che esponenti della Lega in una serie di telefonate notturne, lunedì, lo avevano messo sull'avviso e Calderoli aveva detto chiaro e tondo che nella Cdl non c'era nessun accordo. Non solo. I vertici di Forza Italia gli hanno fatto vedere la valanga di mail, e fax che nel giro di poche ore erano piovuti al partito. Il popolo di Forza Italia manifestava il proprio sdegno. «No il voto ai comunisti», «Nessun accordo sotto banco», «Ci sentiamo traditi». «Qui c'è il rischio di mandare in fumo tutto quello che è stato fatto in campagna elettorale» hanno detto a Berlusconi, i colonnelli del partito Bondi e Cicchitto. Sicchè di prima mattina Berlusconi ha riunito a Palazzo Chigi Fini e Casini per fare il punto della situazione. Questo lo scenario che si prospettava: l'Udc pronta a votare Napolitano, An che assicurava il sostegno a FI e la Lega sul piede di guerra. Retroscena: i centristi che vogliono mettere il cappello sull'elezione, inevitabile, del candidato della sinistra, e far ingoiare questa tesi a tutta la Cdl diventando i veri registi della Casa delle Libertà. I rischi: spaccatura della Cdl in caso di no di FI e di fatto de profundis politico per Berlusconi. Con queste carte sul tavolo l'ex premier ha pensato che o riprendeva in mano la situazione riconducendo l'Udc a miglior consigli o avrebbe incassato una duplice sconfitta: la Presidenza della Repubblica e la fine del centrodestra. Al vertice mattutino il Cavaliere è stato più che convincente: «Non possiamo tradire l'elettorato. napolitano è pur sempre un comunista, la gente non capirebbe come mai dopo una campagna elettorale durissima ora ci lasciamo convincere. Sentirebbe aria di inciucio». E mentre Casini continua a storcere il naso gli dice che «anche gli elettori dell'Udc e di An non capirebbero». E poi c'è la Lega: «Maroni mi ha detto che su Napolitano tutto può saltare». La soluzione? «Scheda bianca» incalza Berlusconi «Uscire fuori dall'Aula sembrerebbe uno sgarbo istituzionale, non si può». Insomma il Cav fa capire a Casini che se insiste rischia di trovarsi con il cerino in mano, con metà partito che può anche far convergere i voti su napolitano ma con l'altra metà che continua a credere nella coalizione. Una situazione ingovernabile con la macchia dell'inciucio da spiegare agli elettori. L'esito dell'incontro rimbalza alla Camera dove è in corso la seconda votazione. Il forzista Marcello Dell'Utri dice che ci sono solo due candidati: «La scheda bianca e Letta» mentre dai vertici di Forza Italia si lascia filtrare che scomparso il pericolo D'Alema «l'unica cosa che avrebbe giustificato il sostegno a Napolitano, ora non c'è ragione per votare un candidato dell'Unione». Il che significa: se lo vogliono devono votarselo da loro. Berlusconi fa un rapido giro d'orizzonte tra i deputati. Nel pomeriggio si intrattiene con il capogruppo Elio Vito e con Giulio Tremonti. Entrambi gli riferiscono che sono numerosi i deputati propensi all'astensione. Il tam tam a un certo punto parla anche di un possibile incarico a Gianni Letta come segretario generale del Quirinale, come pacificazione tra i due schieramenti. E sempre le indiscrezioni gettano sul campo altri due nomi, Mancino e di nuovo Amato. Ma è solo fumo negli occhi. Non stanno in piedi. In Transatlantico Berlusconi manda messaggi chiari: «procederemo con la scheda bianca con assoluta linearità, non voteremo per Napolitano. Non c'è nessun contatto con D'Alema. L'inciucio? Non esiste». E il Cavaliere è talmente tranchat che arriva quasi a sconfessare il fi

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