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di PAOLO LUIGI RODARI LA SEGRETERIA di Stato Vaticana informa quotidianamente Benedetto XVI sull'andamento ...

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Ratzinger segue senza particolare apprensione ma con attenzione le vicende quirinalizie. E, accolto con un certo dispiacere la notizia della rinuncia di Ciampi, si augura che a prevalere possa essere una persona apprezzata da maggioranza e opposizione, la quale - come ha scritto due giorni fa l'Osservatore Romano in un pezzo ben controllato prima della sua uscita dalla stessa segreteria di Stato - sarebbe preferibile avesse un alto profilo istituzionale. Implicito, dunque, il riferimento a Giorgio Napolitano il quale, pur non essendo particolarmente apprezzato dalla maggior parte degli alti prelati della curia romana, viene pur visto come «il male minore». Certo, resta il fatto che in Vaticano, tra le proposte messe in questi giorni sul tappeto, non ne erano dispiaciute per nulla tre: il cattolico Mario Monti innanzitutto, ma di lui Oltretevere si parla poco soprattutto a causa delle sue esigue chanche di vittoria; Giuliano Amato il quale, soprattutto per certe prese di posizione da lui assunte in materia di bioetica, non sarebbe per nulla disprezzato; e da ultimo Franco Marini che, nel caso fosse proposto a sorpresa dalla sinistra, verrebbe ampiamente appoggiato Oltretevere. In scia al Pontefice, anche i vescovi italiani mantengono in questi giorni il massimo riserbo e anche loro, appurato il "no" di Ciampi, vedono nell'ex presidente della Camera una figura seria e non di transizione, un vero presidente insomma. Nessun vescovo, comunque, osa lasciare dichiarazioni ufficiali - la stessa segreteria di Stato ha consigliato in questo senso a tutti la massima prudenza - ma da dietro le quinte è del tutto evidente che, piuttosto che vedere salire al Quirinale Massimo D'Alema, si guardi positivamente a Napolitano. D'Alema, infatti, pur essendo stimato e ritenuto politico serio e capace di essere super partes e di svolgere probabilmente bene il ruolo di garante della Costituzione, viene giudicato dal Vaticano esponente troppo legato all'attuale maggioranza del Paese e una sua elezione significherebbe un affronto piuttosto grande da digerire per la metà del Paese che ha votato lo scorso 9 aprile per la CdL. In questo senso, il passo indietro fatto da D'Alema per favorire Napolitano, è stato accolto nella Santa Sede con un sospiro di sollievo ma anche con un non scontato apprezzamento. Per quanto riguarda l'associazionismo cattolico e il mondo dei movimenti ecclesiali, in generale si esprime rammarico per la mancata riconferma di Ciampi. Nello stesso tempo, da più parti si sperava in un consenso maggiore attorno alla figura di Mario Monti, consenso che invece non è arrivato. A nulla, in questo senso, sono servite alcune interviste pubblicate sul quotidiano Avvenire a Savino Pezzotta e a Edo Patriarca piuttosto favorevoli alla candidatura Monti. Il quotidiano di riferimento della Cei ha fortemente chiesto che il Quirinale non venga visto come l'approdo per un esponente di una delle due parti, quanto piuttosto il luogo in cui possa risiedere il presidente di tutti, colui che sia «in grado di guardare a 360 gradi l'Italia, e degno di esserne riguardato con fiducia». Con Ciampi la Chiesa - sia il Vaticano che la Cei - avevano trovato una sponda ideale con cui rapportarsi. Ciampi si è sempre mostrato attento ai rapporti con il mondo ecclesiastico. Il feeling da lui instaurato innanzitutto con Giovanni Paolo II, ma anche in questo suo primo anno di pontificato con Benedetto XVI, ha raggiunto vette di tutto rilievo nella storia dei rapporti tra Vaticano e Stato italiano, vette che difficilmente con Napolitano potrebbero tornare ad essere raggiunte. Eppure, anche con l'ex presidente della Camera, la Chiesa avrebbe un interlocutore di tutto rispetto e capace - lo sperano Oltretevere - di dialogare.

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