D'ALEMA

E se a dirlo è il diretto interessato non si può far altro che crederci. Certo, il rapporto tra il presidente Ds e le «jene dattilografe» non è mai stato idilliaco ma stavolta, dietro le parole pronunciate ieri in Transatlantico dallo stesso D'Alema, c'è molto di più di una semplice antipatia per i giornalisti. Qualcuno parla di maturità politica altri, più realisticamente, parlano di un «leader Maximo» già concentrato sulla prossima partita: quella per una poltrona nel futuro governo Prodi. Una cosa è certa ieri D'Alema ha negato categoricamente di essere mai stato in corsa per il Colle e, soprattutto, di poter tornare in pista stamattina. «Il primo candidato che l'Unione ha deliberato - ha detto - è stato Napolitano, fino ad allora ci sono state solo chiacchiere sui giornali». E ai giornalisti che gli chiedevano se ne fosse proprio sicuro ha risposto un po' stizzito: «Se volete vi porto i verbali delle nostre riunioni». Ma per un D'Alema che chiude definitivamente la partita del Quirinale (una partita secondo lui mai iniziata) ce ne è un altro che studia già da ministro degli Esteri. Ieri il presidente Ds, tra una votazione e l'altra, si è infatti concesso un pranzo di lavoro con il presidente egiziano Hosni Mubarak. Con lui Romano Prodi, il segretario della Quercia Piero Fassino e il leader della Margherita Francesco Rutelli. A chi gli chiedeva notizie sull'incontro D'Alema ha risposto: «Abbiamo parlato di Medio Oriente e Iraq». E, mentre Baffino raccontava con fare distaccato il suo primo incontro da ministro degli Esteri in pectore, i suoi scendevano in campo per candidarlo. «Non è l'unico posto, ci sarà anche il ministero degli Esteri...» commentava Fassino parlando della prossima elezione di Napolitano al Colle. «Massimo D'Alema sarebbe un ottimo ministro degli Esteri» gli faceva eco Marina Sereni. Chissà che anche questa ulteriore candidatura, alla fine, non sfumi. Vada come vada alla Farnesina c'è già gran fermento soprattutto tra coloro che vengono inseriti in quota Unione. Alcuni di questi hanno incarichi importanti all'estero cone Antonio Armellini, ambasciatore a New Delhi, e Rocco Cangelosi, rappresentante permanente presso l'Unione Europea; altri vantano posizioni di primo piano al ministero come Ferdinando Nelli Feroci, direttore generale per l'Integrazione europea. Diplomatici di alto rango che sono da tenere in considerazione sia per il ruolo di capo di gabinetto sia per quello di di segretario generale della Farnesina, il cui titolare attuale - l'ambasciatore Pucci - raggiungerà tra meno di un anno l'età della pensione. Quotazioni in ascesa anche per il ministro Gianluca Bertinetto, fratello di Gabriele, capo-redattore esteri dell'Unità. Mentre sta scaldando i muscoli anche Cesare Ragaglini, attualmente a Palazzo Chigi con l'incarico di sherpa del presidente del Consiglio per il G8 ma molto stimato da Giuliano Amato.