Cerca
Cerca
Edicola digitale
+

An corregge Fini: «Gianfranco, no a un ex pci»

default_image

Il vertice del partito: «I nostri non ci capiscono». Il leader insiste: «Ma non decide la base»

  • a
  • a
  • a

Che in breve può essre riassunta così: per non spaccare la coalizione diciamo no a Napolitano, ma lo riteniamo un errore. E su quel ritenere un «errore» che l'esecutivo di An s'inalbera e frena il suo leader. Il primo a prendere la paroa, è Francesco Storace: «Ma siamo sicuri che diciamo no a Napolitamno e domani mattina non ci ritroviamo D'Alema? Siamo sicuri?». All'insistenza dell'ex ministro della Salute, il leader di An risponde secco: «A Francè, parlano i fatti: oggi Prodi è andato all'incontro con Mubarak e s'è portato D'Alema. Più chiaro di così, è lui il ministro degli Esteri. Non credo che si mettano a prendere in giro il presidente dell'Egitto». Subito dopo tocca a Learco Saporito. Che da vecchio democristiano usa toni soffusi, ma fa capire lo steso concetto. Poi prende la parola Maurizio Gasparri che rompe il ghiaccio: «Gianfranco, va bene non spaccare la Cdl. Ma non capisco perché dobbiamo dire che è un errore non votare Napolitano. Il nostro elettorato non capirebbe. Anzi, già non sta capendo. Perché è un errore non votare un ex comunista?». Gli altri annuiscono. Ignazio La Russa gli dà man forte. Interviene Alfredo Mantica: «Sinceramente se avessi dovuto votare per un ex comunista avrei preferito D'Alema. Forse i nostri avrebbero capito meglio. Ma se votiamo Napolitano che gli diciamo?». Fini prova a frenare i suoi. Prova a fare marcia indietro. Ricorda il vertice di domenica durante il quale con Casini e Letta è stata fatta la rosa del cnetrodestra (Amato, Dini, Marini e Monti) e a quel punto è intervento Fassino che ha chiesto se vi fosse una pregiudiziale sui Ds. «No», hanno risposto i leader della Cdl e «allora - ricorda Fini - ci ha fatto il nome di Napolitano. Non è D'Alema e poteva garantirci. Volevamo sottolineare questo aspetto». Nel frattempo è arrivato Gianni Alemanno, si accomoda e sottolinea la stessa posizione che è stata già avanzata dagli altri. E cioè che comunque la base già non ha capito perché An è così morbida con un ex comunista sul Colle. «Certo, nemmeno possiamo insistere troppo su questo argomento - riprende Gasparri- sappiamo bene che non possiamo dire di no al senatore a vita perché ex comunista, altrimenti ci direbbero che siamo ex fascisti». Alemanno concorda e spiega la sua via d'uscita: «Dobbiamo sottolineare che ci è stato presentato un solo nome secco. Bocciamo il metodo, senza entrare nel merito della persona». Anche un finiano doc come Mario Landolfi suggella questa linea sottolineando che serve un segnale chiaro anche all'esterno: «Siamo di fronte a un fatto importante. Stiamo eleggendo un presidente della Repubblica. E il centrosinistra per tutta la campagna elettorale ci ha detto che avrebbe usato le istituzioni dialogando con l'altra parte. Il giorno dopo il voto, per il Capo dello Stato ci ha presentato una rosa con un solo petalo. È questo che dobbiamo spiegare alla gente». Fini non ci sta: «Non decide la base. È vero Mario, stiamo eleggendo il presidente della Repubblica, non possiamo prendere delle scelte sulla spinta della base. Dobbiamo decidere secondo ciò che riteniamo più giusto. Non per avere l'applauso dei nostri». Ma Alemanno, che è anche candidato a sindaco di Roma, replica: «Attenti, si vota tra meno di tre settimane». Ed è su questo punto che Fini capitola. S'arrende e cede. E alla fine proprio Fini spiegare che An «ha deciso di non votare Napolitano», e questo «non solo per salvaguardare l'unità sostanziale della Cdl», ma anche perché non si può accettare la logica del «prendere o lasciare» con cui è stata formulata la candidatura dall'Unione. «Per An - afferma Fini - non è in discussione il profilo istituzionale del senatore Napolitano nè esiste una pregiudiziale negativa per la sua appartenenza politica. Non voteremo Napolitano perché la pretesa del centrosinistra di ottenere il sostegno del centrodestra su un solo nominativo, senza alcun margine reale di confronto, dimostra che il centrosinistra ci chiede di condividere una sua scelta, non di scegliere insieme»

Dai blog