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L'accordo c'è, Napolitano verso il Colle

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Il via libera definitivo dalla Cdl. Berlusconi: «Meglio avere D'Alema a spasso, farà male a Prodi»

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Pardon, per l'ascesa. Al Colle. La Cdl sembra infatti aver vinto le ultime resistenze interne e si prepara a dare il via libera al senatore a vita già oggi. Non nella mattinata, ma solo in serata. Nel primo scrutinio che si è svolto ieri, infatti, l'Unione ha in gran parte consegnato scheda bianca. In gran parte, perché alla conta le bianche sono state appena 438 sulle 540 circa a disposizione del centrosinistra (ne erano necessari 674 per eleggere un presidente). In compenso però sono stati diversi i voti comunque attribuibili al centrosinistra. L'Italia dei valori infatti ha espresso la sua preferenza per Franca Rame (24), la Rosa nel pugno per Adriano Sofri (23). Ci sono poi di area Unione i cinque a Gino Strada e i due a Livia Menapace. Ma al centrosinitra possono essere attribuiti anche altri voti sparsi come i 27 a D'Alema che, stando alle indiscrezioni, sarebbero stati proprio della truppa del presidente diessino: un segnale interno all'Unione. Insomma, il primo giro si è concluso con una fumata nera. Anche se c'è più da raccontare per quello che è accaduto fuori dall'aula di Montecitorio. Il centrosinistra per esempio dal primo mattino ha fatto pressing su Napolitano. Ha cominciato proprio D'Alema che invitava Casini e Fini sostanzialmente a rispettare i patti. Il vero pressing però era del senatore a vita che ha fatto capire chiaro e tondo che sarebbe rimasto in pista solo nelle prime tre votazioni, ovvero quando sono necessari i due terzi dei voti, e non sarebbe stato disponibile a fare il candidato solo dell'Unione. Di qui Fassino, attraverso Casini, ha provato a fare pressioni per ottenere il via libera definitivo. La partita più importante s'è giocata invece nel campo del centrodestra. Se l'Udc non aveva dubbi su Napolitano e An assumeva una posizione di mediazione, le maggiori resistenze erano di Berlusconi. Il quale ormai sembra aver aperto una sorta di regolamento di conti interno alla Cdl. Il Cavaliere ha prima parlato ai grandi elettori della Cdl spiegando che mai e poi mai si sarebbe potuto votare un candidato di estrazione ex Pci. Ma il suo veto è stato poi preso d'assalto nel corso della giornata dagli alleati che hanno provato a smontarlo. Prima ha avuto un faccia a faccia teso con Casini, nel corso del quale ha ribadito che forse era meglio anche un esponente dc come Franco Marini. Anzi, il leader della Cdl voleva proprio il presidente del Senato mentre si sarebbe dichiarato pronto a votare Napolitano al vertice di Palazzo Madama («Meglio avere D'Alema a spasso - avrebbe detto -, farà male a Prodi»). E così il leader Udc ha insistito più di tutti: «Silvio, ma ti rendi conto che se non passa Napolitano quelli vanno avanti su D'Alema. Ti conviene?». La svolta arriva in serata, quando Berlusconi convoca a Palazzo Grazioli i suoi due principali alleati. Ai quali si aggiunge anche il leghista Roberto Calderoli. Al capo del centrodestra non resta che registrare che tutta la gran parte della sua coalizione è pronta a convergere sul senatore a vita. E non ha molte altre chance. Quindi prova a mettere il cappello su una vittoria politica che ancora non c'è. La tattica che sceglie il Cavaliere è quella di non dare alcuna certezza al centrosinistra ma di mandare soltanto un segnale al secondo voto che si svolgerà stamattina. E il segnale è esprimersi per scheda bianca. L'Unione dovrebbe invece procedere per Napolitano (che invece ieri sera s'è rinchiuso a casa con la moglie e il figlio Guido unico filtro con il mondo) e dovrebbe essere dunque chiaro che per far passare il senatore a vita sono necessari anche i consensi della Cdl. Palesata questa «verità», l'Unione dovrebbe comuque invocare le preferenze del centrodestra che dovrebbe poi dare il suo via libera alla terza votazione che comincerà alle 17 e si dovrebbe concludere in serata. E dovrebbe essere quella buona. L'intesa di massima c'è. Anche se la Lega ci tiene a rimarcare che non ci so

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