Il primo voto a Letta. Tensione alta nella Cdl, si rischia la rottura Il Cav: «Se Napolitano passa è soltanto grazie al nostro assenso»
Una decisione sofferta arrivata al termine di una giornata in cui il Cavaliere ha lanciato la candidatura di Gianni Letta e poi come proposta da spendere all'Unione, quella di Marini. Il nome di Letta, ribadito durante un vertice dei grandi elettori della Cdl, è stato solo un modo per prender tempo e capire quello che stava maturando nelle fila del centrosinistra. Sicchè quando è apparso chiaro che Letta non sarebbe mai passato ecco che Berlusconi ha rilanciato Franco Marini come candidatura su cui poter costruire un accordo con l'Unione. Cosa c'è di meglio di un centrista, un ex democristiano, sarebbe più facile spiegarlo agli elettori. È questa la tesi che Berlusconi ha cercato di far passare a un riottoso Casini, questa volta più che mai disposto a andare avanti sulla propria strada. Una strada che portava il leader dell'Udc, sin dalla mattinata a mettere il cappello sulla candidatura di Napolitano. E questa intenzione l'Udc l'ha fatta capire sin dall'inizio. Così mentre in mattinata il presidente di Forza Italia lanciava la candidatura di Gianni Letta come proposta unitaria di tutta la Cdl, (anche di quella Lega che ieri al vertice dei grandi elettori del centrodestra era assente) l'Udc faceva intendere che non c'era una pregiudiziale nei confronti di Napolitano. «Meglio scegliere il male minore» era la spiegazione fornita dai centristi. Sì perchè il sospetto maggiore nella Cdl è che Napolitano sia una candidatura solo transitoria per rimettere in pista D'Alema alal votazione conclusiva, quella in cui si abbassa il quorum e il centrosinistra può contare solo sui suoi voti. Sintomatiche le parole del Ds Luciano Violante che ha rilanciato la subordinata D'Alema nel caso in cui Napolitano non dovesse farcela. «Il maggior partito della coalizione -spiega- ha diritto a presentare una sua candidatura per la presidenza della Repubblica visto che non è presente nelle altre cariche dello Stato. E sarebbe davvero anomalo che non ce ne fossero... ». Nel pomeriggio mentre continuavano le votazioni, Berlusconi ha sentito stringersi tra l'incudine e il martello. Da una parte l'Udc che faceva intendere di essere pronta ad appoggiare Napolitano e dall'altra la sinistra che non aveva ancora rinunciato a D'Alema. Per il Cavaliere quindi un duplice sospetto: che dietro Napolitano si celi invece il presidente dei Ds ma anche il sospetto che nel centrodestra qualcuno sia pronto a tradire, a appoggiare il candidato della sinistra. L'ex presidente Oscar Luigi Scalfaro in un capannello di deputati diceva che bisogna capire se la legione di centrosinistra è unita attorno a questo nome (chiaro il riferimento a Napolitano) o è un candidato transitorio. Così dentro Forza Italia c'è chi consiglia a Berlusconi di non scartare totalmente la candidatura del senatore a vita perchè, è la tesi, meglio Napolitano che D'Alema. Ma il presidente di Forza Italia non si rassegna all'idea di un comunista al Quirinale e in serata, quando lo scrutinio è terminato, chiama a raccolta i vertici della coalizione. Bisogna mettere a punto una strategia comune. «Meglio un centrista che un comunista. E poi il salto da Montecitorio al Quirinale di Marini rimetterebbe anche in gioco la presidenza della Camera che, chissà potrebbe anche andare a un esponente della Cdl». Sarebbe stata questa la tesi che Berlusconi avrebbe sottoposto a Casini ma con scarsa fortuna. Il leader dell'Udc è irremovibile e spiega al Cavaliere che non ci sono tante alternative. Il centrosinistra non voterebbe Marini, gli dice, perchè preferisce tenerlo alla presidenza della Camera. Quindi invece di rischiare un D'Alema al Quirinale, meglio assecondare Napolitano. Casini ne parla a Fini e al ministro dell'Interno Beppe Pisanu. Il premier tasta il terreno anche della Lega parlando con Giancarlo Giorgetti. Ma se Napolitano deve essere, Berlusconi vuole comunque por